L’elezione di un Papa segue un protocollo molto particolare, sedimentato in secoli di storia e tradizione e regolamentato in modo puntuale da alcuni documenti pontifici. Si tratta di uno dei momenti più importanti per la vita della Chiesa e non solo.
L’origine del nome
Il termine “Conclave” deriva dal latino e significa “chiuso a chiave”, per indicare il fatto che gli elettori del nuovo Papa, ossia i cardinali, devono rimanere isolati dal resto del mondo fino alla scelta del nuovo successore di San Pietro.
Una prassi che ha un obiettivo preciso, ossia evitare che possibili ingerenze esterne possano influenzare una votazione che deve essere ispirata solo dallo Spirito Santo.
Chi vi partecipa
A eleggere il Papa sono i cardinali che non hanno ancora compiuto 80 anni. Una regola introdotta nel 1970 da San Paolo VI e confermata da San Giovanni Paolo II nel 1996 con la costituzione apostolica “Universi dominici gregis”.
In realtà i cardinali non sono completamente soli, visto che altre persone sono necessarie allo svolgimento dei lavori, ossia il segretario del Collegio cardinalizio, il Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie con otto cerimonieri, i religiosi addetti alla segreteria, un ecclesiastico che assiste il Decano, religiosi di varie lingue per le confessioni e due medici per le emergenze. Oltre, ovviamente, agli addetti alla mensa e alle pulizie. Tutti devono però prestare prima giuramento di non rivelare niente all’esterno.
Dove si svolge
Le regole del Conclave prevedono che i cardinali alloggino dentro le mura della Città del Vaticano e che le votazioni si svolgano nella Cappella Sistina.
Isolati dal mondo
Proprio per evitare qualsiasi ingerenza, i cardinali elettori non possono contattare nessuno o essere contattati dall’esterno in nessun modo: né per lettera, né per telefono o qualsiasi altro mezzo di comunicazione. Le regole prescrivono che non siano avvicinati da nessuno nemmeno nel tragitto fra la Domus Sanctae Marthae e il Palazzo Apostolico Vaticano. Vietati anche i giornali.
L’osservanza del segreto su quanto accade durante il Conclave è molto rigida, tanto che è compito di due tecnici aiutare il Camerlengo e tre cardinali assistenti a vigilare e ad accertarsi che nessun apparecchio di ripresa o trasmissione entri nei luoghi dove si svolgono le votazioni. Per chi infrange il segreto, la pena è la scomunica.
Lo svolgimento
Nel giorno stabilito per l’inizio del Conclave, di mattina, ossia mercoledì 7 maggio, tutti i cardinali si recano in San Pietro per una messa solenne. Poi nel pomeriggio, dalla Cappella Paolina, i cardinali in abito corale si recano in processione verso la Cappella Sistina al canto del Veni Creator per invocare l’assistenza dello Spirito Santo.
Giunti sotto gli affreschi della Sistina, si svolgerà il giuramento. Prima uno collettivo, letto dal Decano o da un suo delegato (in questo caso l’ex Segretario di Stato Pietro Parolin), poi ogni elettore, toccando il Vangelo, dirà la seguente formula: “io N. Cardinale N. prometto, mi obbligo e giuro. Così Dio mi aiuti e questi Santi Evangeli che tocco con la mia mano”.
Extra omnes
Quando tutti avranno giurato, il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie intimerà l’extra omnes (“fuori tutti”) e tutti gli estranei al Conclave dovranno lasciare la Sistina. Rimarranno solo il Maestro e l’ecclesiastico scelto per una meditazione da tenere ai cardinali. Terminata la meditazione, anche loro usciranno.
Le votazioni
L’elezione potrà avvenire solo per votazione (scrutinium), dal momento che sono stati aboliti sia la forma per acclamationem seu inspirationem (tutti sceglievano il candidato lo stesso candidato senza un voto formale) che per compromissum (cioè delegata a un piccolo gruppo).
Per volontà di Benedetto XVI, la maggioranza richiesta per eleggere un Papa è sempre quella dei due terzi dei votanti.
Nel primo giorno si effettua un solo voto, dal secondo giorno due al mattino e due al pomeriggio. Lo scrutinio prevede tre fasi: il pre-scrutinio, lo scrutinio e il post-scrutinio.
Estratti a sorte i nove cardinali che costituiranno il “seggio” e fatti uscire i cerimonieri, vengono distribuite le schede di forma rettangolare: ogni elettore dovrà scrivere il nome dell’eletto (solo quello) e ripiegare la scheda.
Ogni cardinale, tenendo sollevata la scheda, la porta all’altare e, prima di inserirla nel recipiente coperto da un piatto, pronuncia a voce alta il seguente giuramento: “Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto”.
Si passa poi allo spoglio: agitato il recipiente pieno di schede, queste vengono tirate fuori e contate per verificare che il numero corrisponda a quello dei votanti (in caso contrario, si bruciano tutte). A quel punto inizia il conteggio: il primo scrutatore prende la scheda, la apre leggendo il nome dell’eletto e la passa al secondo che a sua volta la porge al terzo, cui tocca leggere ad alta voce il nome. Man mano, l’ultimo scrutatore con un ago perfora le schede e le inserisce in un filo che poi verrà legato.
Terminato lo spoglio, si effettua il conteggio dei voti. Solo se un candidato ha ottenuto almeno i due terzi, viene eletto Papa; in caso contrario, si continua con altri voti. Le schede vengono bruciate, dando luogo alla celebre fumata.
Se i cardinali non riescono a trovare un accordo, sono previste delle “pause” di preghiera, riflessione e dialogo.
L’elezione
Una volta eletto il nuovo Papa, il Decano o un suo sostituito chiede all’eletto: “Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?” E appena ricevuto il consenso, gli chiede: “Come vuoi essere chiamato?”. Se l’eletto è già vescovo, diviene subito vescovo di Roma; se non lo è, viene ordinato subito.
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