Con la morte del Santo Padre Francesco, la Chiesa universale entra nello stato giuridico della cosiddetta Sede vacante. Potremmo dire: la cattedra è vuota, la voce del pastore si è fatta silenzio. Ma non è un silenzio muto. È piuttosto una soglia. Un grembo d’attesa.

Non è l’assenza che disorienta, ma una presenza che cambia volto. La Sede vacante non è tempo di smarrimento, ma di vigilanza amorosa. È la casa che si fa silenziosa per ascoltare lo Spirito. È la comunità che si stringe attorno alla Parola e al pane spezzato. È il popolo che, pur nel lutto, non smette di cantare la vita.

La preghiera nelle parrocchie

In questi giorni, le nostre parrocchie sono chiamate ad accogliere questo passaggio con cuore desto. E soprattutto con la sapienza che la Chiesa ci indica: senza cedere alla tentazione di ritualità vuote o appariscenti, senza catafalchi o immagini a lutto che rischiano di spettacolarizzare il momento.

La via della Chiesa è quella della sobrietà, della compostezza, della preghiera. La liturgia ci educa a vivere anche la morte del Papa come mistero da abitare, non come qualcosa da esibire secondo le nostre creatività. Il tempo liturgico della Pasqua ci aiuta a non cedere alla tristezza, ma a riconoscere che anche ora – anzi, proprio ora – la vita si apre sull’eterno.

Il Papa, anche lui, è stato testimone e servo della Pasqua di Gesù: ha vissuto il suo ministero come eco della Risurrezione, cercando ogni via possibile per annunciare la Buona Notizia agli uomini e alle donne del nostro tempo.

E come per ogni battezzato, anche per il Papa – in quanto figlio della Pasqua – la morte non è fine, ma compimento. È la vocazione che si fa pienezza. È la conformazione totale a Cristo, il Crocifisso Risorto. La liturgia questo lo sa, e non lo dimentica.

Anzi: ce lo fa gustare. (cf. Messale Romano, p. 437) Nel rito si apre davanti a noi una soglia, non di buio ma di luce: la soglia della vita vera, della mano del Figlio che ci conduce nell’abbraccio eterno del Padre, in un’unità che solo lo Spirito può compiere (cf. RE 1).

Come pregare per il Papa

Per questo i prossimi giorni non saranno semplicemente “giorni tecnici” per organizzare preghiere e funerali. Saranno giorni per dire, e soprattutto celebrare, la speranza di una Chiesa che sa attendere, vegliare, camminare ancora.

Tutte le comunità cristiane sono invitate a pregare per il defunto Papa Francesco nella celebrazione dell’Eucaristia e nella Liturgia delle Ore. È ancora una volta la comunione dei santi che si manifesta nel mistero della liturgia. Non si tratta di noi che da qua preghiamo per lui che è di là, ma piuttosto di un’unità che si realizza nel Cristo Risorto.

Per ritus et preces, viviamo la comunione dei risorti. Siamo stretti, tutti, anche i defunti, dalla potenza dello Spirito che ci fa un solo corpo. È giusto allora che le campane suonino. Ma non siano rintocchi di disperazione: suonino di tristezza mite, di gratitudine. Siano battiti d’amore, richiami di cielo, inviti alla preghiera.

L’Ottava

Durante l’Ottava di Pasqua, la Chiesa si concentra sul mistero pasquale rinnovando la luce e la speranza della risurrezione che sono alla radice della nostra vocazione battesimale. I formulari eucologici che utilizziamo in questi giorni, specifici per l’Ottava, risuonano di vita, di luce, di promessa di salvezza. Ogni preghiera, ogni atto celebrativo rimanda al mistero della risurrezione, che è la fonte perenne di vita e salvezza per la Chiesa.

In questo periodo, la Chiesa non celebra usando l’eucologia delle messe per i defunti (tranne nelle esequie), neppure per il Papa, non per dimenticare i defunti ma per preservare la centralità del mistero pasquale, evitando che il clima di tristezza possa oscurare la gioia pasquale.

L’Ottava di Pasqua è un tempo di speranza universale, in cui la liturgia abbraccia tutti i defunti, affidandoli alla misericordia di Dio attraverso la risurrezione di Cristo. Pertanto, durante le celebrazioni di questi giorni, immerse nella vita vera ed eterna, la nostra memoria per Papa Francesco non potrà che trasformarsi in un rendimento di grazie.

Il suo passaggio nella fede, come quello di ogni cristiano, trova il suo compimento nella Pasqua di Cristo, e, nella celebrazione, noi rinnoviamo con gioia la speranza che lui stesso ha testimoniato e vissuto.

Le formule da usare

Allora sarà bello sentire le orazioni dell’Ottava di pasqua e leggervi in filigrana la vita del defunto papa Francesco. Ecco perché comunque nelle Preghiere Eucaristiche si aggiungerà il suo nome nel ricordo dei defunti, che ricordo di intercessione e di memoria per noi di cosa la pasqua genera nei battezzati:

“Ricordati del nostro fratello e pastore il papa Francesco che hai chiamato a te da questa vita…”.

Anche nella Preghiera dei fedeli si potrà inserire un’intenzione particolare per lui, ricordandoci che le letture proclamante sono evento di salvezza per noi che celebriamo e che diventano preghiera di accompagnamento. Per esempio:

“Dio, Padre di misericordia,
accogli nella Gerusalemme del cielo il tuo servo e nostro Papa Francesco:
concedigli di contemplare in eterno il mistero
che ha fedelmente servito sulla terra. Preghiamo”.

Fino all’elezione del nuovo Pontefice, il nome del Papa sarà omesso dalla Preghiera Eucaristica. Sarà invece menzionato solo il vescovo diocesano, come in questi esempi:

Preghiera Eucaristica I (Canone Romano)
“Noi te l’offriamo anzitutto per la tua Chiesa santa cattolica,
perché tu le dia pace, la protegga, la raduni e la governi su tutta la terra
in unione con il nostro vescovo N.
e con tutti quelli che custodiscono la fede cattolica trasmessa dagli apostoli”.

Preghiera Eucaristica II
“Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra:
rendila perfetta nell’amore
in unione con il nostro vescovo N., i presbiteri e i diaconi”.

Preghiera Eucaristica III
“Conferma nella fede e nell’amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra:
il nostro vescovo N., l’ordine episcopale, i presbiteri, i diaconi
e il popolo che tu hai redento”.

Questo piccolo silenzio liturgico – l’assenza del nome del Papa – parla forte. Dice che la barca è ancora in mare, ma non è senza timone. Lo Spirito guida, soffia, spinge avanti. È Lui il vero timoniere. E che comunque il principio della nostra comunione resta nella ministero del vescovo diocesano.

Da lunedì prossimo

A partire dal lunedì dopo la Seconda Domenica di Pasqua, sarà possibile celebrare la Messa dei defunti “per il Papa” anche nei giorni in cui ricorre una memoria obbligatoria o un giorno feriale, come previsto dal Messale Romano (p. 976). All’inizio di ogni celebrazione, una monizione potrà aiutare i fedeli a leggere ciò che accade non come fine, ma come soglia. Non come lutto sterile, ma come invito alla speranza. Per esempio:

“Fratelli e sorelle,
ci raccogliamo oggi attorno all’altare
in un tempo singolare per la Chiesa:
la morte del Papa ci lascia una cattedra silenziosa
e un cuore che custodisce la memoria.
Non siamo qui per cedere alla tristezza,
ma per vivere questa soglia come grembo di attesa.
Perché il Signore, che non abbandona mai il suo popolo,
continua a parlare alla sua Chiesa
nella Parola, nel pane spezzato,
nella comunione dei santi che non conosce confini.
Preghiamo insieme per Papa Francesco,
servo del Vangelo e pastore della Chiesa.
E facciamolo nel respiro della liturgia pasquale,
con la certezza che, nel mistero di Cristo morto e risorto,
la morte è attraversata dalla speranza,
e ogni addio si trasfigura in benedizione”.

Pregare insieme

Nei giorni che ci separano dal funerale solenne in San Pietro, si custodisca un clima orante. Non lasciamo che la fretta del mondo rubi alla Chiesa il suo respiro profondo. Le diocesi e le parrocchie potranno organizzare veglie, adorazioni, recite del Rosario, momenti di Liturgia delle Ore.

Ma soprattutto: si preghi insieme, si speri insieme. Ogni comunità parrocchiale, in questo tempo, è chiamata a diventare non una casa del lutto, ma una casa della speranza. Una casa che sa tacere, ascoltare, offrire. Una casa che sa dire grazie. Una casa che prepara il cuore ad accogliere il vento nuovo dello Spirito. 

In questo momento, mentre la Chiesa intera veglia, ci prepariamo a rendere grazie per la vita di Papa Francesco e a invocare la misericordia di Dio su di lui. Non siamo soli, e nemmeno lui lo è. La comunione dei santi ci abbraccia tutti, vivi e defunti, in un unico corpo che cammina verso la Gerusalemme del cielo.

E così, anche la nostra preghiera si fa canto di fiducia:
“O Dio, che dai la giusta ricompensa agli operai del Vangelo,
accogli nel tuo regno il tuo servo, il Papa Francesco,
che hai costituito successore di Pietro e pastore della tua Chiesa,
e donagli la gioia di contemplare in eterno
i misteri della grazia e della misericordia
che sulla terra ha fedelmente dispensato al tuo popolo”.

L’ultima parola che Gesù ha rivolto a Pietro è la stessa della prima: “Seguimi!” (cf. Gv 1,42-43; 21,19). È la parola che oggi, nella luce della Pasqua, accompagna anche Francesco, servo della gioia del Vangelo, nella piena comunione con il suo Signore.

Per approfondire

E’ morto Papa Francesco

Papa Francesco, il suo ultimo messaggio Urbi et Orbi

Papa Francesco, chi era il gesuita che amava le periferie del mondo

Papa Francesco, il messaggio di Lorefice: “Un grande dono”

Il mio incontro con Papa Francesco, uomo semplice e autentico

Papa Francesco a Brancaccio, una visita che toccò i cuori

Segui Porta di Servizio

Seguici sul nostro canale WhatsApp oppure qui t.me/portadiservizio sul gruppo Telegram.

Di Giuseppe Costa

Laico dell'Arcidiocesi di Palermo, ha conseguito gli studi teologici presso la Pontificia Facoltà teologica di Sicilia «San Giovanni evangelista», la licenza in Liturgia pastorale presso l'Istituto di liturgia pastorale «Santa Giustina» di Padova. È componente del ufficio liturgico dell’Arcidiocesi di Palermo e docente invitato di Liturgia presso la scuola di teologia di Base «San Luca evangelista» di Palermo. Per la Tau editrice ha pubblicato: Nella tentazione: indurre o abbandonare? Riflessioni sulla nuova traduzione italiana del Padre Nostro (Todi 2020). Una comunità dal Rito (Todi 2023). Si occupa ormai da tempo di formazione biblico-liturgica per i laici.