L’uso dell’incenso in ambito religioso è molto antico e comune a diverse culture: si tratta di una resina che, se bruciata, rilascia una fragranza dal profumo molto accentuato che cambia a seconda dell’origine vegetale. Un materiale considerato pregiato e che, oltre che per scopi medici, è stato usato nell’ambito del culto nella convinzione che l’aroma sprigionato potesse essere gradito alle divinità.Non è un caso che l’incenso sia uno dei doni offerti dai Re Magi al Bambino Gesù, proprio a simboleggiare il culto dovuto al Figlio di Dio. Nel Salmo 140 la preghiera è paragonata all’incenso che sale fino al cielo, e nell’Apocalisse un angelo regge un incensiere che offriva profumi e preghiere; Dio dice a Mosé di usare l’incenso puro insieme ad altre sostanze per creare un profumo da bruciare (“Lo riterrai una cosa santa in onore del Signore”, Es 30,37) e ordina che Aronne bruci l’incenso aromatico ogni mattina e ogni sera (“Incenso perenne davanti al Signore di generazione in generazione”, Es 30,8). L’incenso veniva usato anche nel Giorno dell’espiazione (Aronne “metterà l’incenso sul fuoco davanti al Signore e la nube d’incenso coprirà il propiziatorio” (Lv 16,14).

Ecco perché anche nella liturgia cristiana l’incenso ha una sua funzione ben precisa e che spesso viene sottovalutata. Nella Messa l’incenso si usa nella processione d’ingresso, alla proclamazione del Vangelo, prima dell’inizio e durante della preghiera eucaristica; il senso è di incensare Dio e ciò che è di Dio (l’altare, la croce, l’assemblea, i sacerdoti, il Lezionario, l’Evangeliario, le statue, il cero pasquale), coinvolgendo la vista e l’olfatto di chi partecipa alla liturgia e creando un clima di raccoglimento e di una preghiera che come l’incenso sale verso l’altro.

L’incenso viene bruciato insieme ai “carboncini”, cioè dei dischetti di carbone che vanno accesi dentro al turibolo, uno strumento liturgico molto antico e fatto di metallo che serve per l’appunto a bruciare l’incenso e a spargerne l’aroma. L’incenso è usato anche nei funerali, nella Liturgia delle Ore, nell’Esposizione del Santissimo Sacramento e nelle processioni. Infine una piccola curiosità: nel rito ambrosiano, usato per lo più nell’arcidiocesi di Milano, si incensa “per ductum et tractum”, cioè facendo prima ruotare il turibolo senza coperchio in senso orario e poi spingendolo in avanti alzandolo e abbassandolo verticalmente, così da disegnare simbolicamente una croce.

Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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