Tra i paramenti liturgici, uno dei più antichi ma anche dei più “nascosti” è la stola che viene solitamente indossata sopra il camice ma sotto la casula o la dalmatica. Si tratta di un elemento tipico dei ministri ordinati, cioè dei vescovi, dei presbiteri e dei diaconi che la indossano durante le funzioni liturgiche ma non solo. La sua origine non è chiara: secondo alcuni farebbe riferimento alla dimensione orante del ministro e sarebbe comparsa inizialmente in Oriente per poi passare anche a Roma, simbolicamente richiama comunque il giogo di Cristo.

Il Messale Romano, nella sua terza edizione, fornisce una serie di indicazioni sui paramenti liturgici da utilizzare e per quanto riguarda i ministri ordinati la stola è sempre d’obbligo: se il vescovo non presiede la liturgia partecipa con camice, stola e piviale; il diacono può omettere la dalmatica, ma non la stola; in caso di concelebrazione, chi non presiede può non indossare la casula ma dovrà comunque usare camice e stola. Se il camice è il paramento comune a tutti i ministri, ordinati o istituiti che siano, la stola è invece propria dei primi in ogni azione liturgica. Il Messale dà anche un’indicazione sul modo di indossarla: “La stola indossata dal sacerdote gira attorno al collo e scende davanti, diritta. La stola indossata dal diacono poggia sulla spalla sinistra e, passando trasversalmente davanti al petto, si raccoglie sul fianco destro” (n. 340).

La stola segue rigorosamente il colore liturgico e la sua importanza è sottolineata anche dall’istruzione “Redemptionis sacramentum” che raccomanda ai ministri di indossarla sempre.

Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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