“Amen” è un termine ebraico che è entrato a far parte del linguaggio liturgico nella sua forma originale, cioè senza essere tradotto, ed è probabilmente quello più usato; apre e chiude ogni preghiera e compare più volte sia nell’Antico che nel Nuovo testamento (tradotto con “in verità”, quando a usarlo è Gesù), figurando anche tra le ultime parole del libro dell’Apocalisse.

Se volessimo tradurla in italiano, la parola amen corrisponderebbe al nostro “così sia”; in pratica, dicendo amen al termine di una preghiera è come se confermassimo quanto abbiamo detto o ascoltato esprimendo la nostra adesione e partecipazione. Ecco perché nella liturgia questo termine è così usato ed ecco perché dovrebbe essere sempre pronunciato con convinzione: l’amen che pronunciamo dopo aver ricevuto l’eucaristia (“Il corpo di Cristo”, “amen”) serve per esempio a confermare che noi crediamo realmente che quello che stiamo ricevendo sia il corpo di Cristo; l’amen al termine del Credo esprime il nostro credere alle promesse di Dio; l’amen conclude il segno di croce ed è il modo con cui l’assemblea risponde alle parole pronunciate dal sacerdote, segno del fatto che le condividiamo pienamente.

«Se voi siete il corpo – scrive Sant’Agostino – e le membra di Cristo sulla mensa del Signore è deposto il vostro mistero, ricevete il vostro mistero. A ciò che siete rispondete: Amen, e rispondendo lo sottoscrivete. Ti si dice infatti: Il Corpo di Cristo e tu rispondi: Amen. Sii membro del corpo di Cristo, perché sia veritiero il tuo Amen» (Sant’Agostino, Sermo 272: PL 38, 1247).

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci dice inoltre che il termine amen «si ricongiunge alla stessa radice della parola “credere” – si legge al numero 1062 – Tale radice esprime la solidità, l’affidabilità, la fedeltà». E ancora: Dio è «l’Amen d’infinito amore e perfetta fedeltà» (CCC, 1064), «Gesù Cristo stesso è l’amen definitivo dell’amore del Padre per noi; assume e porta alla sua pienezza il nostro amen al Padre […] Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro amen per la sua gloria» (CCC, 1065).

Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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