Ieri, dopo diversi mesi di crisi politica, finalmente il paese dei Cedri ha un nuovo governo, guidato da Najib Mikati. La formazione politica ha ottenuto la fiducia della Camera dei deputati con una maggioranza di 85 voti a favore e 15 contrari. Non facile la situazione sociale causata dalla crisi energetica che ha fatto precipitare il paese nel caos e nel disordine. Domenica scorsa, il Patriarca maronita il Cardinale Beshara Raï, ha criticato l’operazione carburante che dall’Iran, passando per la Siria con grandi autoveicoli di trasporto ha raggiunto il Libano, mettendo in evidenza la mediazione dei miliziani sciiti Herzebollah, a scapito dei poteri dello Stato. Anche il mosaico ecclesiale libanese, è in fermento, e in particolare la Chiesa Armeno- Cattolica.

La Chiesa armeno-cattolica è una Chiesa cattolica patriarcale sui iuris nata nel 1742 dalla Chiesa nazionale armena. Fu riconosciuta da papa Benedetto XIV (1740-58). È presente con comunità in Libano, Iran, Iraq, Egitto, Siria, Turchia, Israele, Palestina ed in altre realtà della diaspora armena nel mondo; in minima parte è presente anche nella madrepatria armena. Il numero dei fedeli è stimato in 585.000 (2010). La sede della Chiesa armeno-cattolica è a Bzoummar, in Libano. Il primate della Chiesa armeno-cattolica è il patriarca di Cilicia che ha sede a Beirut.

Dallo scorso 22 Giugno, presso il Convento libanese di Nostra Madre di Bzommar si è svolto il Santo Sinodo Elettivo, per eleggere il nuovo Patriarca, ma non è andato a buon fine. In quindici giorni, nessun candidato alla guida dei vescovi armeni cattolici ha ottenuto i due terzi dei voti dei dodici vescovi partecipanti al Sinodo, soglia richiesta per essere eletto successore del Patriarca Krikor Bedros XXI Ghabroyan, scomparso lo scorso 25 maggio. A quel punto, secondo quanto è stabilito dal Codice dei Canoni delle Chiese orientali, le sessioni del Sinodo elettivo sono state interrotte, e la questione è stata rimessa al Papa. Ora i vescovi si ritroveranno il prossimo 20 settembre, presso il Pontificio Collegio armeno di Roma, per due giorni di ritiro spirituale. Poi, a partire dal 22 settembre, inizierà l’assemblea sinodale per eleggere il nuovo Patriarca, che si svolgerà sotto la presidenza del cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali.

Invece in Siria, il 17 Settembre il Santo Padre Francesco, ha concesso il suo assenso per l’elezione dell’Archimandrita Georges Masri, ad Arcivescovo Metropolita di Aleppo dei Greco-Melkiti da parte del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Patriarcale di Antiochia dei Greco-Melkiti.

I cattolici greco-melchiti sono una delle Chiese cattoliche particolari che formano la Chiesa cattolica, cioè delle Chiese in “comunione” con il vescovo di Roma, il Papa. È una delle più antiche comunità, visto che il termine “cristiani” fu coniato proprio ad Antiochia, come raccontano gli Atti degli Apostoli. La liturgia in uso presso i Melchiti è la stessa dal VI – VII secolo, quella di San Giovanni Crisostomo, che fu vescovo di Antiochia. Il patriarcato di Antiochia è una delle tre sedi patriarcali orientali: Antiochia – Damasco; Alessandria – Il Cairo; Gerusalemme. I Greco melchiti sono una Chiesa cattolica, ma con le varianti proprie del rito bizantino (Costantinopolitano) il rito del cristianesimo orientale. Il termine “greco” nell’espressione Chiesa cattolica greco-melchita, si rifà alla cultura ed alla lingua greca introdotti nel Vicino e Medio oriente da Alessandro Magno. Si distinguono da altri cristiani d’Oriente, perché usano come lingua della liturgia, oltre ed accanto al greco, ai tempi di Gesù lingua ufficiale ed in cui furono scritti i Vangeli, anche l’arabo e, almeno nei secoli passati, il siriaco.

Mentre dal nord dell’Iraq giunge una bellissima notizia: con l’invasione dello Sato Islamico, la campana simbolo di Mosul era stata messa a tacere. Ma nella chiesa di San Tommaso è tornata a suonare una nuova campana. I suoi primi rintocchi “annunciano giorni di speranza e aprono la strada al ritorno dei cristiani alle loro città”, ha detto Padre Pios Affas ad Afp. All’inaugurazione erano presenti alcune decine di persone venute anche da località vicine a Mosul. “La mia gioia è indescrivibile” ha detto una di loro “è come se il cuore della cristianità fosse tornato a battere di nuovo”. La campana pesa 285 chilogrammi, è stata realizzata in Libano e poi trasportata in Iraq in aereo. La sua installazione è stata possibile grazie alle donazioni della Ong francese Fraternité che opera a favore delle minoranze religiose perseguitate. Durante l’occupazione dell’Isis, dal 2014 al 2017, la chiesa di San Tommaso è stata utilizzata come prigione e tribunale. Gli invasori l’hanno danneggiata ma non distrutta. Negli ultimi tre anni, tanti volontari compresi tanti musulmani, si sono alternati nella cura della struttura: la chiesa è stata ripulita e restaurata.

Di Alexander Vaskries

Giornalista, studioso della cultura mediorientale e dell'Oriente cristiano.

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