Siria. La nuova facoltà Teologica di Damasco, è stata eretta con decreto presidenziale del 7 maggio 2019, aprirà le porte agli studenti religiosi e laici il 01 Ottobre 2021, sia ai cristiani che di altri studenti di confessioni religiose. L’offerta formativa è di cinque anni, due di filosofia e tre di teologia, con corsi in dogmatica, patristica, sacramenti, storia della Chiesa, pastorale, dottrina sociale della Chiesa fino a culminare con l’abilitazione all’insegnamento in teologia riconosciuta dallo Stato. Padre Youssef Lajin preside del comprensorio universitario, spiega che le direttive del percorso di studi sono concordate con la Congregazione per l’Educazione cattolica, ed è previsto nel curriculum formativo anche l’approfondimento delle lingue, francese, inglese, greco e latino. Si sta pensando di aprire anche un Istituto di lingue, molto importante per noi; tanti sono interessati ad imparare. Di certo si tratta di uno spazio nuovo che si apre anche ai seminaristi che potranno restare a studiare nel loro Paese e non necessariamente spostarsi nel vicino Libano come è stato finora.

Il preside, tiene a sottolineare che si tratta di “una novità e un primato” per la Siria, che ha una popolazione per il 90% musulmana e soffre per l’esodo costante dei cristiani. Certamente è un modo per ritessere la trama lacerata del tessuto siriano. Tanti anni di guerra hanno creato una cesura e noi non vogliamo una cesura, vogliamo avere un contatto normale con quanti non sono della nostra stessa comunità religiosa. Vogliamo essere una sola famiglia, come era un tempo, un tempo bello che ci dava gioia”.

Libano. Come già anticipato nella nostra rubrica la settimana scorsa, la comunità cattolica armena ha un nuovo patriarca: il Sinodo dei vescovi della Chiesa patriarcale di Cilicia degli Armeni (Libano), convocato da papa Francesco a Roma il 22 e 23 settembre scorso, ha eletto come propria guida monsignor Raphaël François Minassian, finora arcivescovo titolare di Cesarea di Cappadocia degli Armeni e ordinario per i fedeli armeni cattolici dell’Europa orientale. Al momento dell’elezione egli ha assunto il nome di sua beatitudine Raphaël Bedros (Pietro) XXI Minassian. Papa Francesco, ha ricevuto in udienza il nuovo patriarca, al quale ha concesso l’Ecclesiastica Communio e consegnato una lettera in cui si unisce alla “gioia” del popolo armeno cattolico che “attendeva” il suo pastore. Il nuovo patriarca, appartiene a una famiglia della diaspora armena. I nonni sono morti nel genocidio del 1915 e il padre, orfano, è stato accolto a Castel Gandolfo per volere di Benedetto XV.

Libano. Il 24 settembre, il sito “The Cradle” riportava: “La compagnia elettrica statale libanese, Électricité du Liban (EDL), ha avvertito che il Paese è a una settimana da un blackout totale poiché le riserve di carburante stanno per esaurirsi.” Nella disperazione che attanaglia la gente, i frati del Monastero di Annaya hanno lanciato l’iniziativa ′′La strada che porta a San Charbel ad Annaya non ha bisogno di benzina′′, proponendo per sabato 25 settembre a tutta la popolazione, cristiani e musulmani senza distinzione, un pellegrinaggio a piedi da Byblos fino alla tomba di San Charbel, per implorare dal Santo luce e speranza per il Libano stremato. Milioni di persone affamate, niente carburante o elettricità, valuta senza più valore. Ho assistito a tutto questo in Libano e in Siria. E la tragedia più grande è che questa inutile sofferenza è causata dalla volontà dell’Occidente di introdurre “libertà” e “democrazia”, annota Daniel Kovalik insegnante di Diritti Umani Internazionali presso l’Università di Pittsburgh School of Law. Che la sua denuncia e il grido dei popoli libanese e siriano, possa far riflettere ed agire quanti hanno responsabilità per dare sollievo a quanti soffrono per la mancanza del necessario.

Di Alexander Vaskries

Giornalista, studioso della cultura mediorientale e dell'Oriente cristiano.

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