Un giovane operaio della carità (1918-1946). Sul papà scrive Alberto: “Mai dimenticherò la sua vita esemplare, trascorsa serenamente e santamente anche nei momenti dolorosi di maggiori preoccupazioni. Fu cristiano nel senso completo della parola, senza mezze misure. Sincero, sorridente, sempre in grazia, sereno, ecco la sua vita. Ha seguito sempre la voce saggia della coscienza e non ha esitato a rinunciare ad onori e ricchezze quando il conseguirli poteva appannare solamente la limpida trasparenza dell’anima”. E sulla mamma ancora: “Essa è il nostro angelo consolatore, è la nostra consigliera più preziosa, è la mamma affettuosa e santa che vive solo per i figli, solo alla loro felicità pensa. Con quale bontà ci rimprovera i ritardi e le mancanze, con quanta affettuosa severità sorveglia la nostra vita spirituale e materiale. Ama la verità, la giustizia, la lealtà; non può soffrire perciò l’ipocrisia, l’ingiustizia, le bugie. Essa dà senza volere ringraziamenti e gratitudine, perché li aspetta da Dio”.

Quale genitore non vorrebbe essere elogiato con queste parole, due bellissime testimonianze pronunciate da un figlio orgoglioso dei suoi genitori, papà Alfredo e mamma Maria, parole scritte da Alberto Marvelli sul suo Diario personale. Stile di vita che ha lasciato nei sei figli segni indelebili. In particolare daremo uno sguardo alla vita breve del secondogenito Alberto, morto a ventotto anni a causa di un incidente. Alberto nasce a Ferrara il 21 marzo del 1918, sin da piccolo frequenta la parrocchia scegliendo il cammino dell’Azione Cattolica e l’Oratorio salesiano. Matura la consapevolezza che il suo programma di vita doveva condensarsi in una parola, scrive: “il mio programma si compendia in una parola: santo”. Le sue semplici giornate scorrono nell’impegno scolastico, conseguirà la laurea in ingegneria meccanica, nel volontariato, nella preghiera, nella partecipazione Eucaristica quotidiana che “diventa per lui forza per intraprendere un lavoro di redenzione, di liberazione, capace di umanizzare la faccia della terra” (San Giovanni Paolo II).

Per i suoi amici diviene punto di riferimento, non mancherà l’impegno politico nel partito della Democrazia Cristiana, eredita dai suoi genitori un forte senso della giustizia, è generoso, disponibile, ama lo sport, la montagna. Un ragazzo pieno di vita! Sono gli anni della guerra e durante l’occupazione tedesca salverà molti giovani dalle deportazioni, e giovani donne destinate ai campi di concentramento, per qualche tempo sarà impiegato presso la Fiat di Torino, ma lasciatala diviene operaio della carità.

Non si è mai risparmiato pur di portare sollievo agli altri, scrive: “servire è migliore del farsi servire. Gesù serve”, fino a quando “la sera del 5 ottobre 1946 si reca in bicicletta a tenere un comizio elettorale e alle 20,30 un camion militare lo investe. Morirà, a soli 28 anni. Nella storia dell’apostolato dei laici la figura di Alberto Marvelli è quella di un autentico precursore del Concilio Vaticano II” (San Giovanni Paolo II). Di lui il servo di Dio Giorgio La Pira scrisse: “La Chiesa di Rimini potrà dire alle generazioni nuove: ecco io vi mostro com’è l’autentica vita cristiana”.

Di Maria Catena

Docente di Liturgia, scrive per Theofilos, la rivista della Scuola Teologica di Base “San Luca Evangelista” dell’Arcidiocesi di Palermo.

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