La particolare attenzione che Francesco d’Assisi rivolgeva ai poveri non era dettata (come purtroppo talvolta si sente dire) da una personale e semplice preoccupazione sentimentale verso chi viveva di stenti. C’era un di più nel concetto di povertà vissuto dal Poverello d’Assisi, qualcosa di così irresistibilmente bello e vero da provocare il coinvolgimento di tutta la persona. La santità di Francesco d’Assisi la si potrebbe sicuramente considerare schizofrenica e mielosa se alla base di tutto non vi fosse la consapevolezza di aver incontrato in Cristo il miracolo dell’amore povero.

In san Francesco si manifesta la ricchezza evangelica della vocazione cristiana. «San Francesco d’Assisi – asseriva Giovanni Paolo II –, avendo riconosciuto attraverso le vicende della vita che Cristo lo voleva interamente per sé, rinunciò a tutto per porsi alla sua sequela. Fu talmente consapevole che l’unica sua sicurezza stava nel Padre che è nei cieli da non esitare – come vediamo nell’episodio, in cui riconsegnò gli averi e gli stessi vestiti al padre terreno, Pietro di Bernardone – a lasciare ogni bene materiale e vivere in povertà evangelica».

Francesco distoglie lo sguardo dalla ricchezza e da tutte le mondanità del suo tempo per lasciarsi guardare da Cristo, intraprendendo un itinerario di vita nuova, un cammino che – ricorda Papa Francesco – «parte dallo sguardo di Gesù sulla croce», per «Lasciarsi guardare da Lui nel momento in cui dona la vita per noi e ci attira a Lui».

Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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