Secondo quanto riportato da San Paolo nella sua lettera ai Romani (16,7), Andronìco e Giunia, parenti e compagni di prigionia, chiamati “apostoli insigni”, sarebbero due coniugi giudeo-cristiani molto cari all’apostolo alla stessa maniera di Aquila e Priscilla citati poco prima (16,3-5) e in altri testi neotestamentari. Sono molto scarse le notizie giunte a noi, possiamo però dedurre, dalle notizie dello stesso Paolo, che furono carcerati a motivo della loro fede, quindi non temettero di testimoniare la loro appartenenza a Cristo. Altro elemento conoscitivo è che il legame di parentela con Paolo poteva essere effettivo oppure in senso più esteso come spesso accadeva in Oriente, quindi comunque ebrei appartenenti alla tribù di Beniamino, la stessa dell’apostolo. La loro testimonianza gli fece meritare l’appellativo di “apostoli insigni” cioè degni della più alta considerazione, cosa c’è di più bello dell’essere stimati per la “qualità” della vita vissuta come famiglia all’interno di una comunità ed essere segno di contraddizione in mezzo alle controversie e al disordine, allora come adesso? Andronico e Giunia, mai inseriti nel “Martyrologium Romanum”, sono festeggiati dalla Chiesa greca il 30 giugno insieme a tutti i santi del Nuovo Testamento.

Di Maria Catena

Docente di Liturgia, scrive per Theofilos, la rivista della Scuola Teologica di Base “San Luca Evangelista” dell’Arcidiocesi di Palermo.

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