Jan Nepomucen Chrzan, sacerdote di nazionalità polacca, vittima dello sterminio nazista, venne arrestato il 6 ottobre 1941, nell’ambito di un’azione militare contro i sacerdoti. Condotto nel campo di concentramento tedesco di Dachau con il numero 28097, iniziò il cammino di umiliazione e sofferenza, e fu costretto a lavorare nelle “piantagioni”, tra gli stenti e gli sforzi estremi. Prima della sua morte, un confratello sacerdote prigioniero riuscì a portargli di nascosto la Santa Comunione. Queste le ultime parole pronunciate da Padre Chrzan: “Lunga vita a Cristo Re!”, mentre con un filo di voce sussurrava devotamente: “Sia lodato Gesù Cristo”. Jan Nepomucen Chrzan morirà martire – insieme a 107 chierici e laici – difendendo la fede davanti ai suoi persecutori.

Papa Giovanni Paolo II, durante la beatificazione celebrata in Polonia il 13 giugno 1999, ricordò con queste parole la testimonianza dei 108 martiri: «Proprio oggi stiamo celebrando la vittoria di coloro che, nei nostri tempi, diedero la vita per Cristo diedero la vita temporale, per possederla per i secoli nella sua gloria. È una vittoria particolare, perché condivisa dai rappresentanti del clero e dei laici, giovani e anziani, persone di vario ceto e stato. […] Ci sono sacerdoti diocesani e religiosi, che morirono perché non vollero abbandonare il loro ministero e coloro che morirono servendo i compagni prigionieri, malati di tifo; ci sono dei torturati a morte per la difesa degli Ebrei. Nel gruppo dei beati ci sono fratelli religiosi e suore, che perseverarono nel servizio della carità e nell’offrire i loro tormenti per il prossimo. Tra questi beati martiri ci sono anche dei laici. Ci sono cinque giovani formati all’oratorio salesiano; c’è un attivista zelante dell’Azione Cattolica, c’è un catechista laico, torturato a morte per il suo servizio ed una donna eroica, che diede liberamente la propria vita in cambio di quella di sua nuora in attesa di un figlio. Questi beati martiri vengono oggi iscritti nella storia della santità del Popolo di Dio peregrinante da oltre mille anni attraverso la terra polacca. Se oggi ci rallegriamo per la beatificazione di cento e otto martiri chierici e laici, lo facciamo anzitutto perché sono la testimonianza della vittoria di Cristo, il dono che restituisce la speranza».

Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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