Il santo diventato patrono della città mentre era in vita! A nessun santo, ancora in vita, è stato mai chiesto di diventare patrono di una città! Di solito, infatti, è un’iniziativa promossa dai fedeli dopo alcuni anni dalla morte del santo, con tempi più o meno lunghi a seconda del riconoscimento ufficiale di santità da parte della Chiesa. Diversamente – e in modo eclatante – accadde invece a padre Bernardino Realino che, ormai in fin di vita, ricevette l’inaspettata visita ufficiale dei reggitori del Municipio per chiedergli se voleva diventare protettore della città. Un episodio certamente singolare, registrato a Lecce nel 1916, ma nello stesso tempo carico di tenerezza. Bernardino non era leccese ed era nato in una famiglia emiliana illustre di Carpi, studiò all’Accademia modenese e conseguì la laurea in diritto civile e canonico all’età di 26 anni. Orientato inizialmente ad intraprendere la strada dei “pubblici uffici”, Bernardino cambia improvvisamente rotta, frequenta i Gesuiti e nel 1567 viene ordinato sacerdote, diventando il maestro dei novizi. Sette anni dopo, a Lecce, crea un collegio al quale si dedicherà fino alla morte. Padre Bernardino era attento ai bisogni dei concittadini leccesi, e tutti rimanevano edificati e sorpresi per la pazienza che il padre gesuita offriva per cercare di rispondere alle necessità di tutti. Già da vivo gli attribuivano diversi miracoli, perché, dunque, non chiedergli di continuare a proteggere Lecce diventandone il “patrono”? E così, l’ormai ottantaseienne sacerdote, il 2 luglio del 1916, di fronte ai reggitori del Municipio e a quella inusuale e inedita richiesta rispose amorevolmente di sì. Beatificato il 12 gennaio 1896 da Papa Pio VII, fu canonizzato nel 1947 da papa Pio XII.