San Tommaso, detto Didimo (gemello), è uno dei dodici apostoli di Gesù, divenuto suo malgrado il “simbolo” dell’incredulità. Una fama dovuta al Vangelo di Giovanni (capitolo 20), in cui Tommaso dopo la Risurrezione dice che non avrebbe creduto se non avesse messo il dito nel segno dei chiodi e la mano nel fianco del Signore. Da qui la celebre frase di Gesù: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Gv 20, 29).Ma Tommaso è protagonista anche di altri due episodi, sempre nel Vangelo giovanneo. Al capitolo 11 Gesù vuole tornare in Giudea per Lazzaro e Tommaso, evidentemente poco fiducioso ma molto fedele, dice: «Andiamo anche noi a morire con lui» (Gv 11,16). Al capitolo 14, durante l’ultima cena, Gesù annuncia agli apostoli che preparerà loro un posto «e del luogo dove io vado, conoscete la via» (Gv 14, 4), suscitando la reazione di Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?» (Gv 14, 5). Insomma Tommaso sembra incredulo, disorientato, anche pessimista ma in realtà è un discepolo fedele che non teme di mostrare anche le sue fragilità e che, davanti al Risorto, esprime la sua fede: «Mio Signore e mio Dio». Sarà anche per questo che, nonostante le poche notizie biografiche, Tommaso ha comunque conquistato un ruolo rilevante nella tradizione e nella pietà popolare che lo vogliono architetto, evangelizzatore in India, Siria e Persia, martire e custode della cintura della Madonna dopo l’Assunzione. Le sue reliquie sono conservate a Ortona, in Abruzzo. A Tommaso sono attribuiti anche degli scritti, ma nessuno di essi è stato incluso nel canone biblico.

Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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