La Chiesa, di nessun santo celebra il giorno della nascita! La festività liturgica di un santo ricorre, di solito, nel giorno della morte, il giorno cioè della sua “nascita in cielo”. Le uniche natività celebrate solennemente dalla Chiesa sono quella di Gesù (25 dicembre), della Vergine Maria (8 settembre) e di San Giovanni Battista (24 giugno). Un’eccezione, quella del Battista, che il calendario liturgico riporta addirittura come “solennità”. Tale eccezione è motivata dalla vocazione stessa del Battista e dai compiti assegnatogli da Dio. Dirà S. Agostino: «viene proclamato profeta già nel grembo della madre. Prima ancora di nascere, Giovanni esultò nel seno della madre all’arrivo di Maria. Già da allora aveva avuto la nomina, prima di venire alla luce. Viene indicato già di chi sarà precursore, prima ancora di essere da lui visto».

La storia di Giovanni Battista inizia parallelamente a quella di Cristo (cfr. la Visitazione in Lc 1, 39-44). L’evangelista Giovanni, nella struttura del suo Vangelo, riserva al Battista un posto di rilievo: «Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce» (Gv 1, 6-8).

Il Battista conosce bene il compito che gli è stato affidato, egli – com’era stato annunziato dal profeta Isaia – è «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!» (Mc 1, 3). Così Giovanni Battista nel momento in cui inizia la sua missione è pienamente consapevole di essere “voce di un Altro” e attraverso questa particolare azione vicaria pone le basi della “sequela Christi”. Comincia a radunare attorno a sé un gruppo di discepoli, insegna loro come si fa a percorrere la strada che conduce a Dio, li educa all’ascolto della Parola, li invita alla conversione e alla preghiera. Tutto ciò in vista dell’imminente venuta di Cristo. La missione di Giovanni termina nel momento in cui Cristo inizia la sua predicazione, e a Lui – come narrato nei Vangeli – il Battista consegna gli esiti della sua missione: «Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù» (Gv 1, 35-37).

Ogni giorno la Chiesa – con le parole del Benedictus recitate alle lodi mattutine – ricorda la grandezza di Giovanni: «E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza» (Lc 1, 76-77).Giovanni – troviamo scritto in un romanzo di J. Dobraczyński – «Sei qualcosa di più grande di un profeta. Poiché ai profeti non è dato di vedere quello che predicano e tu invece l’hai visto».

Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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