Il San Lazzaro che si celebra il 21 giugno non è San Lazzaro di Betania, ossia quello che viene resuscitato da Gesù, ma il mendicante e lebbroso protagonista della parabola contenuta solo nel Vangelo secondo Luca (16, 19-31) che giace alla porta del ricco coperto di piaghe leccate dai cani, ma che al contrario del ricco finì in paradiso. È l’unico caso in cui il personaggio di una parabola viene presentato con un nome proprio e nel tempo si è creata una devozione nei confronti di questo personaggio sebbene non sia mai storicamente esistito. La parabola in questione è rinomata e insegna che le ricchezze accumulate nella vita terrena non garantiscono il paradiso e, di contro, esalta i poveri, gli ammalati e gli ultimi. San Lazzaro, che non viene più menzionato nel Martiriologio romano, è divenuto il patrono dei lebbrosi e dal suo nome deriva il termine “lazzaretto”, ossia il luogo in cui veniva ospitato chi soffriva di questa malattia. Sebbene chi si chiama Lazzaro festeggi l’onomastico a luglio per San Lazzaro di Betania, si tratta di una figura molto usata da artisti e pittori.

Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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