Si è conclusa la festa del Santissimo Salvatore a Cefalù. Monsignor Giuseppe Marciante nel suo discorso conclusivo, come di consueto, ha toccato diversi punti che invitano a riflettere sulla vita attuale della città di Cefalù e dell’intero territorio madonita.
Siccità, negligenza e opere incompiute
Da diversi anni, la chiesa cefaludense, guidata da Monsignor Marciante, segue con attenzione
l’evolversi del problema della mancanza di acqua, di siccità e desertificazione che avanzano inesrabilmente, e sicuramente le piogge che sembrano essere quasi un ricordo di tempo lontani. La mancanza di acqua sta mettendo in ginocchio un territorio ricco come quello del nostro Comprensorio, ma in generale quello isolano. Di certo, questa accelerata “autodistruzione”, è da attribuire all’uomo che sta procedendo verso un punto di non ritorno.
«Al Salvatore, – ha affermato Marciante nel discorso alla città – accanto al dono della pioggia, chiediamo che le nostre coscienze comprendano come l’essere custodi del patrimonio della creazione, a partire dall’acqua, ha avuto delle ingiustificabili battute d’arresto. Ci siamo lasciati governare e “sostenere” non più dalla maternità della terra, ma da ingiustificabili omissioni, cattive pigrizie, da sporchi interessi economici e di mercato. Le nostre coscienze di uomini, di cittadini e di cristiani hanno urgente bisogno di essere bagnate e irrigate dal senso di responsabilità personale e comunitario. Dalle acque che sgorgano dalla sorgente del bene comune, ultimamente sempre più difficile a trovarsi, perché coperta dalle pietre, dalle spine e dai rovi dei nostri egoismi, opportunismi e individualismi».
Cosa si è fatto realmente in questi anni? Monsignor Marciante ha tracciato un triste elenco di tutte quelle opere che dovevano entrare in funzione, ma che non hanno mai visto la luce. Una su tutte, ricadente proprio nel territorio madonita, è l’incompiuta diga di Blufi, opera che il vescovo ha definito un vero e proprio «monumento dello spreco». Da qui, la richiesta alle istituzioni affinche «continuino la loro attenta opera di vigilanza su eventuali “speculazioni”, che possono danneggiare i cittadini, il lavoro, “il pane” di agricoltori e allevatori, il futuro di aziende e cooperative gestite dai nostri giovani».
Cultura e sovraffollamento turistico: quali soluzioni?
La città di Cefalù è ormai una vera e propria istituzione nel e del turismo mondiale. Basta farsi una passeggiata al centro storico per poter ascoltare, quasi come una moderna Babele, tante lingue provenienti ormai dai quattro angoli della Terra. Possiamo senza alcun dubbio definirla la “Perla del Tirreno”, tuttavia qualcosa sta forse sfuggendo di mano? Troppo turismo e poca offerta culturale? «La presenza di tanti turisti – prosegue il Vescovo – è ricchezza culturale ed economica, ma è una presenza che va governata per non impoverire, fino alla sua scomparsa, la cultura locale con i suoi residenti. Viene chiamato overtourism il sovraffollamento turistico che va a impattare negativamente sulla qualità della vita percepita dai cittadini residenti sia sulle esperienze dei visitatori». Per Marciante dunque non sono segno di civiltà «alcune reazioni contro i turisti, ma occorre governare il fenomeno. Cefalù deve essere l’esempio di un paese che cresce culturalmente, socialmente, urbanisticamente, e che ha tutti i numeri per diventare il capoluogo delle Madonie. Non credere a questo significa impoverire Cefalù e i comuni delle aree interne. Ecco perché saluto e incoraggio benevolmente l’arrivo di una sede universitaria di medicina: un investimento “profetico” perché guarda con occhi sapienti al domani delle nostre comunità, delle nostre vite».
Alimentare la “restanza”
I giovani, nel cuore del vescovo Marciante, il cuore pulsante del territorio, il futuro di
quest’ultimo. Negli anni sono tante le ragazze ed i ragazzi che hanno lasciato la propria casa natìa per andare fuori in cerca di un futuro migliore, sicuro e con la visione di una speranza più ampia del futuro. Ma perchè continuare a farli scappare? Perchè non trovare soluzioni e condizioni per farli rimanere? Stiamo tanto a lamentarci che i giovani non hanno alcuna voglia di lavorare, è davvero così? La risposta potrebbe essere affrettata e scontata, invece non è così.
«Le nostre speranze – ha conluso il presule – sono tante, e le affidiamo tutte a Te. Donaci sempre più energie e creatività, per produrre iniziative e avviare processi che pongano un freno allo spopolamento, alla inarrestabile desertificazione di tutti i nostri Comuni. Percorsi che riescano a smorzare l’emorragia dei cervelli di quell’esercito di giovani talentuosi e “pensanti”, costretti a investire altrove, anche oltre oceano, la bellezza dei loro carismi. Aiutaci a diventare facitori di proposte che gettino fari di luce sui nostri facili pessimismi, alle tante note funebri di disfattismo e di immediata rassegnazione che consegniamo alle nuove generazioni. Fa che ogni cittadino cefaludese, si adoperi affinché Cefalù veda nelle acque del mar Mediterraneo la “sorgente” di quel cammino che aggreghi popoli e culture, dando così alla storia il sorriso della speranza che ci fa essere sorelle e fratelli tutti.».
Un grido che vuole aprire i cuori di chi ha il compito e il dovere di governare con onestà, umiltà e propensione a guardare al futuro, migliorandolo e trovando soluzioni che possano far accrescere la vita di ogni essere umano che vuole vivere, lavorare, investire e credere in questo territorio che è un vero e proprio scrigno di tesori.