Cinque macro-aree, dieci sotto-temi, almeno due incontri per ogni gruppo e un lavoro da completare entro la domenica delle Palme del 2024. Anche nell’arcidiocesi di Palermo entra nel vivo la seconda fase del cammino sinodale, ossia quella “sapienziale” che segue la “narrativa”, durata un biennio, e precede la “profetica” che porterà al Giubileo del 2025.

Dopo due anni passati ad ascoltare il popolo di Dio (fase narrativa), adesso il sinodo prova a passare dalla teoria alla pratica chiedendo a facilitatori e partecipanti di mettersi in ascolto dello Spirito e dedicarsi al discernimento (fase sapienziale). Il loro compito sarà quello di tornare a riunirsi interrogandosi su cinque grandi temi: missione, linguaggi, formazione, corresponsabilità e strutture. Macro-aree per le quali pensare e individuare proposte concrete da poter attuare nelle realtà ecclesiali (fase profetica) per il quinquennio 2025-2030.

Il primo incontro di formazione

L’équipe sinodale guidata da don Giuseppe Vagnarelli ha tenuto, presso la parrocchia di santa Luisa de Marillac a Palermo, il primo di quattro incontri di formazione: circa 200 i partecipanti fra presbiteri, religiosi e laici che per un paio d’ore hanno ascoltato e posto domande. Un’occasione anche di confronto tra l’équipe e i facilitatori che nel territorio diocesano hanno animato 900 gruppi per un totale di circa 10 mila persone coinvolte. Gruppi che quest’anno torneranno a riunirsi: potranno essere quelli del biennio passato, magari allargati a nuovi ingressi, o completamente nuovi come consigli pastorali, consigli per gli affari economici, organismi di curia, comunità religiose. L’obiettivo è che nelle parrocchie, nelle aggregazioni laicali e in generale nelle realtà ecclesiali si passi al discernimento. Ma in che modo?

Cinque grandi aree

Partiamo subito col dire che la fase sapienziale, a livello nazionale, sulla base dei due anni di ascolto ha individuato cinque macro-aree: la missione secondo lo stile di prossimità (prima); il linguaggio e la comunicazione (seconda); la formazione alla fede e alla vita (terza); la sinodalità e la corresponsabilità (quarta); il cambiamento delle strutture (quinta). Ogni macro-area ha, a sua volta, due sotto-temi: per la prima area “raggiungere e dare la parola” e “includere e accogliere”; per la seconda “comunicare in modo nuovo” e “vivere e celebrare”; per la terza “ri-formare la formazione” e “educazione: crescere nelle relazioni”; per la quarta “riconoscere e promuovere carismi e vocazioni” e “camminare insieme da corresponsabili nella missione”; infine per la quinta “ripensare l’amministrazione dei beni” e “riorganizzare le strutture pastorali”.

Da Betania a Emmaus

Se l’anno scorso il cammino sinodale ha preso a modello l’incontro di Gesù con Marta e Maria nella casa di Betania, questa volta la pericope evangelica scelta è quella dei discepoli di Emmaus. “Da questa immagine – si legge nella nota metodologica – emergono sei criteri che possono aiutarci a compiere il discernimento: lasciarsi interrogare dal Signore, per capire dove siamo e dove vogliamo andare; ascoltare le Scritture, che si compiono nella Pasqua del Signore; mantenere l’atteggiamento itinerante, per mettersi in cammino con tutti i fratelli e le sorelle; creare sempre un clima di accoglienza e di ospitalità, perché nessuno si senta escluso; celebrare con gioia, solennità, sobrietà e semplicità il Mistero eucaristico, fonte e culmine della vita della Chiesa; tenere fermo l’orizzonte della missione, vincendo il ripiegamento, nel confronto costante con i Pastori”.

Le tappe e almeno due incontri

I gruppi potranno partire praticamente subito e dovranno tenere almeno due incontri entro il 24 marzo del prossimo anno (domenica delle Palme): un primo sarà dedicato all’approfondimento del tema e un secondo invece al discernimento vero e proprio del tema scelto. In pratica, ogni gruppo dovrà concentrarsi su almeno uno dei 10 sotto-temi e dedicarvi almeno due incontri di due ore circa ciascuno. E se servisse più tempo? Il gruppo sarà libero di tenere anche più incontri, partendo da una base di almeno due, e teoricamente potrebbe trattare anche più sotto-temi ma non contemporaneamente. Ogni sotto-tema sarà affrontato in due incontri, il che vuol dire che per affrontare due sotto-temi serviranno almeno quattro riunioni e così via.

I tempi però saranno rigidi: entro le Palme del 2024 il facilitatore del gruppo dovrà compilare on line la scheda da consegnare all’équipe che, entro aprile, invierà tutto il materiale a Roma. Le schede che arriveranno oltre il termine previsto non saranno incluse nella sintesi finale.

Perché due incontri?

Il primo sarà dedicato alla conoscenza delle aree e all’approfondimento del sotto-tema scelto anche preventivamente: facilitatori e partecipanti potranno avvalersi della sintesi diocesana, dei testi magisteriali indicati nelle schede ma anche dell’aiuto di esperti. In questo caso i gruppi potranno anche accorparsi, mentre per il secondo incontro dovranno essere formati da non più di una dozzina di partecipanti: sarà infatti la volta del discernimento propriamente detto. Mediante il metodo della “conversazione nello Spirito”, i gruppi dovranno analizzare il sotto-tema elaborando proposte concrete. Un aspetto, quest’ultimo, particolarmente rilevante: le proposte, al massimo tre, non potranno essere generiche ma dovranno essere specifiche, indicando concretamente come realizzarle e come valutarne l’efficacia.

La gestione dei gruppi

Le proposte andranno poi indicate nella scheda on line di riferimento ma non potranno essere una semplice elencazione di idee: le proposte dovranno raccogliere il massimo consenso possibile, dando a tutti la parola e la possibilità di esprimere il proprio pensiero. “Il consenso – si legge nella nota metodologica – può dirsi maturato anche quando non è raggiunta l’unanimità tra i membri del gruppo consultato, purché anche coloro che non possono dirsi d’accordo con la formulazione della proposta riconoscano di essere stati ascoltati e compresi dai fratelli e attestino che il processo di discernimento è stato giusto e rispettoso verso tutte le posizioni espresse. Questo è un processo che può aiutare i partecipanti a comprendere i punti di vista degli altri, ad uscire dalla prospettiva della ‘scelta giusta per me’ ed entrare in quella della ‘scelta giusta per il bene della comunità’, a passare dalla logica dell’io a quella del noi”.  

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Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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