Premessa: tutti oggi mangeremo le arancine (o gli arancini), anche in redazione, tuttavia Santa Lucia è legata ad un avvenimento storico particolare, ve lo raccontiamo!

Santa Lucia, martire siciliana, è una delle sette vergini che tradizionalmente vengono menzionate nel canone romano ed è una delle sante più importanti venerate in Sicilia insieme a Santa Rosalia e Sant’Agata. Visse nel IV secolo d.c durante le sanguinose persecuzioni dell’imperatore Diocleziano ed è invocata per risolvere i problemi della vista, non a casa il suo nome deriva dal latino lux, luce.

Nelle sue “Memorie di Santa Lucia”, Giuseppe Capodieci, un noto annalista e archeologo siciliano nonché presbitero, nel 1763 così scrisse: “Occorre in quest’anno (1763) una grande carestia sino al 9 gennaio, in cui suole esporsi il Simulacro di S. Lucia, per la commemorazione del terremoto del 1693. Nel farsi al solito la predica, esce di bocca al predicatore che S. Lucia poteva provvedere al suo popolo col mandare qualche bastimento carico di grano. In effetti, il giorno dopo, arriva dall’Oriente nel porto una nave carica di frumento e sul tardi un bastimento, che era stato noleggiato dal Senato; poscia un vascello raguseo, seguito ancora da altri tre, sicché Siracusa, con tale abbondanza che appare a tutti miracolosa, può provvedere molte altre città e terre di Sicilia. Il padrone di una delle dette navi dichiarò che non aveva intenzione di entrare in questo porto, ma vi fu obbligato dai venti e seppe che era in Siracusa dopo aver gettato l’ancora; aggiungendo che, appena entrato in porto, si era guarito di una malattia agli occhi che lo tormentava da qualche tempo”. Altre fonti invece dicono che la nave sia arrivata a Palermo dove in quel periodo vi era una grave carestia, diversamente, altre ancora sostengono che la nave abbia fatto porto in altre città siciliane.

Ecco dunque che da quel momento in poi, in Sicilia si cominciò a mangiare la famosa “Cuccia”: ma cosa è? La parola Cuccìa sembra derivare dal greco “ta ko(u)kkía” ossia “i grani”. Quindi con è altro che un piatto a base di frumento (grano) cotto, con l’aggiunta di latte e in alcune varianti (per i più golosi) vi è quella con la crema di ricotta. Il riso invece era un sostitutivo del pane e da allora i siciliani si sono sbizzarriti e le arancine hanno avuto un ruolo predominante. Quindi oggi mangeremo tutti arancine e cuccia, attenti però, un gastro protettore potrebbe evitare di farvi vedere le stelle!

Di Giovanni Azzara

Giornalista, laureato in Lettere e Storia, ha studiato Scienze Religiose. Appassionato di Storia della Chiesa, segue la cronaca vaticana. Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo, è vicedirettore del quotidiano Esperonews, collaboratore del Giornale di Sicilia, collabora attivamente con Radio Spazio Noi inBlu2000 e Radio Panorama.

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