A questo grande Santo, tutta la chiesa deve qualcosa! Girolamo è tra i più eruditi padri e dottori della Chiesa che ebbe l’intuizione di elaborare una traduzione «popolare» latina della Bibbia, denominata “Vulgata”. La titanica impresa di tradurre la Bibbia (dall’originale ebraico e greco in lingua latina) iniziaaccanto alla grotta dov’era nato Gesù, dove Girolamo, oltre a costituire due monasteri, comincia la traduzione latina delle Scritture.

Il testo della “Vulgata” di San Girolamo – afferma Gianfranco Ravasi – «costituì non solo un monumento letterario del tardo latino ma plasmò la lingua teologica dell’Occidente cristiano. In verità il successo arrise all’opera solo un paio di secoli dopo, quando essa ebbe l’avallo pratico di san Gregorio Magno, papa dal 590 al 605. Da quel momento la Vulgata fu copiata in migliaia di codici, non di rado trascinando con sé detriti di ogni genere (errori degli scribi, mutamenti intenzionali, variazioni, contaminazioni con altre versioni e così via)».

Nel 1592 il testo della Vulgata (in una edizione definitiva) verrà chiamata «Bibbia sisto-clementina» dal nome dei due papi (Sisto V e Clemente VIII) che la approvarono ufficialmente. «L’edizione critica in senso moderno – precisa Gianfranco Ravasi – verrà, invece, allestita attraverso diversi esperimenti nel secolo scorso. In quel periodo – con Paolo VI e col Concilio Vaticano II – si promosse anche una Nova Vulgata, ossia una revisione del testo gerominiano tenendo conto delle esigenze della moderna critica testuale e dell’esegesi, revisione approvata da Giovanni Paolo II nel 1979, destinata però a una scarsa incidenza ecclesiale»

Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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