La Chiesa della Santissima Trinità della Magione, comunemente nota come la Magione, a Palermo, è un monumento che racchiude secoli di storia siciliana, riflettendo i passaggi di potere e le evoluzioni artistiche dell’isola. Gli scatti fotografici del professor Baldo Lo Cicero ci proiettano verso questo monumentale edificio sacro.

Dalla fondazione normanna ai Cavalieri Teutonici

La sua storia inizia intorno al 1191, quando fu fondata da Matteo d’Aiello, cancelliere dei re normanni di Sicilia. Inizialmente affidata ai monaci cistercensi, la chiesa passò di mano pochi anni dopo. Nel 1197, con il passaggio della Sicilia all’imperatore Enrico VI, la Magione fu concessa all’Ordine Teutonico. L’imperatore stesso era un confratello di quest’ordine, che, arricchito di rendite e privilegi, aveva il compito di assistere le minoranze tedesche presenti in Sicilia. La chiesa divenne la “mansio” o magione, ovvero la sede del precettore generale dell’ordine.

Tuttavia, con il declino dell’egemonia imperiale in Italia, anche l’importanza dei Teutonici scemò. Nel 1492, la Magione fu loro sottratta e trasformata in commenda, governata per due secoli da abati commendatari. Nel 1787, passò sotto il diretto patronato dei re borbonici.

Restauri e rinascite

Nel corso dei secoli, la Magione ha subito diverse modifiche e aggiunte. La più significativa fu l’aggiunta di una doppia loggia neoclassica sulla facciata, poi rimossa durante un drastico restauro condotto da Valenti tra il 1920 e il 1924. Tragicamente, la chiesa fu semidistrutta dai bombardamenti nel 1943, ma fu ancora una volta restaurata e parzialmente ricostruita, testimoniando la sua resilienza.

L’Architettura: esempio tardivo dell’arte normanna

Il monumento originario della Magione rappresenta uno degli ultimi capolavori dell’architettura siciliana del periodo normanno, con evidenti influenze fatimite. La sua costruzione avvenne poco dopo il completamento della Cattedrale di Palermo, alla quale si ricollega direttamente per impostazione e stile.

La chiesa si distingue per il suo rigoroso ordine stereometrico, con volumi definiti da cornici rettilinee. Il corpo centralizzante del santuario gode di autonomia ed eminenza, e nelle sue absidi spicca, appena rilevato in superficie, il motivo delle arcate intrecciate, un elemento iconico dell’architettura tardo-normanna. La facciata, sebbene estesamente restaurata (con alcune libertà nell’ultimo ordine), vanta tre splendidi portali dove le bugne a guanciale creano un motivo decorativo di grande impatto.

L’interno è ampio e arioso, con il corpo delle navate chiaramente distinto, anche altimetricamente, da quello del santuario. Quest’ultimo, raccolto attorno al coro, è alto e slanciato, sostenuto da svelte arcate ogivali. Le coperture lignee, originariamente splendidamente dipinte con motivi islamici, sono state rifatte. Nel pavimento si possono ancora osservare alcune tombe di cavalieri teutonici. Le opere d’arte presenti all’interno provengono in parte da altre chiese.

Le opere d’arte della Magione

All’interno della Magione si trovano diverse opere d’arte di notevole interesse:

  • Acquasantiere: Ai lati dell’ingresso principale sono presenti due acquasantiere del XVI secolo.
  • Monumento Funebre di Francesco Maria Perdicaro: Nella parete sinistra è addossato il monumento funebre di Francesco Maria Perdicaro († 1567), raffigurato giacente.
  • Croce Scolpita e Statua della Vergine col Bambino: Accanto al monumento, si trovano una croce scolpita del XV secolo e una statua cinquecentesca della “Vergine col Bambino”.
  • Portaletto Cinquecentesco: Presso l’abside sinistra si trova un bel portaletto cinquecentesco.
  • Tabernacolo e Madonna della Grazia: Nell’abside destra sono conservati un tabernacolo del 1528 con angeli adoranti e una “Madonna della Grazia” dipinta su lavagna, probabilmente del XVI secolo.
  • Trittico Marmoreo: Nell’ala destra del santuario si ammira un trittico marmoreo del XV secolo, che raffigura la “Vergine col Bambino e Santa Caterina tra due santi” al centro, il “Padre Eterno” tra l'”Annunciazione” in alto, e il “Crocifisso” tra gli “Apostoli” nella predella.
  • Cristo Benedicente: Nella parete destra è presente una scultura cinquecentesca di un “Cristo benedicente”.
  • Gruppo della Pietà: Vicino all’ingresso destro si trova un gruppo accademico della “Pietà” di Archimede Campini.
  • Lapidazione di Santo Stefano: In sacrestia è conservato un dipinto deteriorato raffigurante la “Lapidazione di Santo Stefano”, risalente alla prima metà del Seicento.

Testo consultato per questo nostro contributo: Giuseppe Bellafiore, Palermo. Guida della città e dei dintorni, Edizione Susanna Bellafiore.

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Foto: © Baldo Lo Cicero

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È Presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.