La Chiesa di Sant’Agata alla Guilla, a Palermo,– qui raccontata grazie agliscatti fotografici del professor Baldo Lo Cicero – è un luogo intriso di storia e leggende, eretta, secondo la tradizione, sulle rovine di una villa romana. Si narra che proprio qui abbia vissuto Sant’Agata, la cui nascita è contesa tra Palermo e altre località, o che vi abbia trovato rifugio dalle persecuzioni prima di recarsi (o tornare) a Catania, città di cui è amatissima patrona. Il suo percorso avrebbe ricalcato la via dove, secoli dopo, fu costruita una porta normanna.
Origini e Sviluppo
La chiesa fu edificata tra il XII e il XIII secolo, nelle vicinanze di un’altra antica porta, in seguito ribattezzata “Porta di Sant’Agata alla Guilla” e abbattuta nel XV secolo. Questa porta apparteneva al più antico sistema murario della cittadella, un dettaglio che si può ancora percepire dai dislivelli altimetrici della zona. L’aspetto attuale dell’edificio è in gran parte il risultato di un restauro avvenuto nel XVI secolo. Nel 1556, la struttura divenne sede di una confraternita che includeva anche la maestranza dei muratori. Su iniziativa dei religiosi Giovanni Garzia e Girolamo Quaranta, nel 1685 fu costruito accanto alla chiesa un conservatorio dedicato alle “maddalene pentite”, offrendo rifugio alle donne costrette alla prostituzione.
Il Declino e la Leggenda
In tempi più recenti, la chiesa è caduta in uno stato di abbandono. Le pale d’altare, gli altari stessi e gran parte delle decorazioni sono stati trafugati. L’unica eccezione è un affresco raffigurante Maria, legato a una suggestiva leggenda. Si narra che un uomo impazzito, armato di pugnale, colpì più volte l’immagine, dalla quale, miracolosamente, iniziò a sgorgare del sangue.
Il Nome “Guilla”
Il nome “Guilla” attribuito alla zona deriva da una corruzione del termine “villa”, che indicava un giardino che un tempo sorgeva lì, accompagnato dal fiume Papireto. Quest’ultimo, fino al 1591, scorreva nelle immediate vicinanze della chiesa.
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Foto: © Baldo Lo Cicero
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