Al termine della Messa Crismale del Giovedì Santo di quest’anno è stata diffusa la quinta lettera pastorale del Vescovo di Ragusa, monsignor Giuseppe La Placa, intitolata “Ti trasmetto quello che ho ricevuto“.
Si tratta della terza lettera indirizzata ai sacerdoti che giunge in un momento significativo per la Chiesa di Ragusa, che celebra il suo 75° anniversario di fondazione, un evento che si intreccia con il Giubileo Ordinario della Speranza indetto da Papa Francesco per il 2025.
Il Vescovo si concentra sull’identità sacerdotale e offre alcune riflessioni cruciali sulla pastorale vocazionale, in particolare sul dono ricevuto che si traduce in testimonianza. «Il Papa ci insegna che la parola più efficace sul sacerdozio – scrive monsignor La Placa nelle conclusioni – è la testimonianza, un’eredità che ognuno di noi ha ricevuto da una figura sacerdotale che ci ha guidato nella nostra scelta di vita. Vi esorto vivamente a riflettere su questo, perché, con umiltà e senza alcuna presunzione, attraverso questa via diventiamo a nostra volta testimoni per gli altri, e possiamo affermare: “Vi trasmetto ciò che ho ricevuto”».
Monsignor La Placa – vescovo di Ragusa dal 2021 – pone un accento particolare sulla pastorale vocazionale, un aspetto del suo ministero episcopale a cui dedica grande attenzione. «Senza un modello di testimonianza concreto da seguire, ogni strategia, anche la più brillante, rischia di fallire. La migliore pastorale vocazionale che noi sacerdoti possiamo offrire a coloro che desiderano ascoltare con chiarezza la chiamata del Signore è quella che promana dalla nostra stessa esistenza. È evidente – aggiunge – che i presbiteri sono i primi testimoni della vocazione al sacerdozio. Nella misura in cui sapranno offrire una testimonianza di spiritualità, slancio pastorale, gioia, amicizia e condivisione, riusciranno a trasmettere, più che con le parole, il fascino di una vita interamente dedicata all’impegno apostolico. La gioia con cui ogni presbitero vive il proprio ministero incoraggerà l’attenzione a cogliere i segni di vocazione nella vita dei giovani che incontra».
Foto: Diocesi di Ragusa
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