Non sono i 400 anni dalla morte, avvenuta dopo l’anno mille, e nemmeno quelli dalla liberazione di Palermo dalla peste che si celebreranno nel 2025, ma dal ritrovamento delle spoglie mortali. Il capoluogo siciliano è in festa per il quarto centenario di santa Rosalia, una donna passata alla storia ma sulla cui vita spesso si fa confusione. Proviamo allora a capire chi fu Rosalia e perché i palermitani la festeggiano tutt’oggi.
Chi era Rosalia
Secondo le fonti storiche Rosalia nacque a Palermo intorno al 1130, quando a regnare sulla Sicilia era il normanno Guglielmo I, quarto figlio di Ruggero II. Damigella di corte, figlia di Sinibaldo de’ Sinibaldi, secondo la tradizione visse nel quartiere dell’Olivella e decise sin da giovanissima di dedicare la propria vita al Signore.
Il padre l’avrebbe promessa in sposa al conte Baldovino ma la giovane si oppose, preferendo la vita religiosa e in particolare quella eremitica, molto diffusa al tempo. Divenne così una monaca Basiliana, vivendo prima in provincia di Agrigento e poi sul monte Pellegrino. Si pensa che sia morta attorno al 1170, quindi ad appena 40 anni, e in particolare il 4 settembre, così come riportato dal Martirologio Romano.
La peste
La prima chiesa dedicata a Rosalia venne fatta erigere alcuni anni dopo sul monte ma, per quasi cinque secoli, nonostante una fama di santità si fosse diffusa nel popolo, non si ebbero miracoli o apparizioni.
Sarà solo tra il 1623 e il 1624 che Rosalia apparve più volte a Geronima La Gattuta, guarendola, e in un secondo momento indicandole di scavare nella grotta per ritrovare il corpo della vergine. E in effetti alcune spoglie mortali furono ritrovate il 15 luglio 1624 e portate al cardinale Giannettino Doria che rimase però scettico.
Sarà però solo nel 1625 che Rosalia apparve al saponaro Vincenzo Bonelli, deciso a suicidarsi dopo la perdita della moglie e della figlia a causa della peste arrivata l’anno prima: fermatolo, la santa gli ordinò di tornare in città per convincere il cardinale Doria a superare ogni dubbio e a portare le ossa in processione per combattere l’epidemia.
Il porporato in effetti dichiarò l’autenticità delle ossa che saranno conservate in un’urna per la processione lungo il Cassaro che avvenne il 9 giugno del 1625, giorno in cui la peste sparì.
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