Di solito, quando si racconta la morte di una persona cara, c’è sempre un velo di tristezza che accompagna le parole. Non è così per suor Zaira Dovico (1974 – 2024), morta il 26 maggio scorso e ricordata dalle consorelle e dai familiari con quella gioiosa e serena certezza che – per chi crede in Dio – non lascia dubbi circa l’esistenza del Paradiso. Ma ciò che rende ancora più straordinario il ricordo di chi è morto, è la testimonianza di vita cristiana che ha lasciato e che in un mondo spesso scristianizzato come il nostro rappresenta una importante e inattesa notizia.

Zaira era una suora del Bell’Amore, la congregazione religiosa fondata a Palermo da suor Nunziella Scopelliti, presente in Italia e in Germania. Zaira era stata una delle prime figlie ad abbracciare il carisma delle Suore del Bell’Amore, contraddistinto da una forte dimensione mariana e comunione trinitaria, e da un caratteristico “sorriso” che riempie di luce queste religiose e chi le incontra!

Nel ricordare il 25° anniversario di professione religiosa – festeggiato da Zaira nel settembre scorso –, il giornalista Ermes Dovico (fratello di Zaira) scrive: “In quella circostanza, mia sorella aveva raccontato com’era nata la sua vocazione, di come l’incontro con la persona viva di Gesù era diventato per lei «un’esperienza di felicità», ciò che più di tutto dava senso alla sua vita, che pure le ha sorriso fin dall’infanzia, ricca com’era di amici, «monellerie», come le chiamava lei stessa, capacità nello studio e interessi vari, come la danza classica, in cui primeggiava. «Più andavo avanti – raccontava – più la mia gioia (…) si rivelava dono e frutto della relazione con Dio per la quale aderivo profondamente a tutti gli aspetti della vita, incluso il dolore. Infatti, anche quando soffrivo o quando i miei sbagli svegliavano nella coscienza il dolore di aver offeso Gesù, più forte era la fiducia nel suo Amore, rimettevo la mia mano nella sua e continuavo il cammino». L’idea del matrimonio non le dispiaceva e, al primo innamoramento serio, sapeva di essere ricambiata. Ma la voce di Dio le era risultata «irresistibile», così da dare seguito al proposito – che aveva da tempo – di consacrare a Lui la sua verginità. Questo percorso sarebbe poi culminato nell’adesione al carisma del Bell’Amore, tra quelle suore che, riassumeva nel settembre scorso, «non vogliono lasciare solo Gesù nella Chiesa, piagata in ogni tempo da vari mali, e vogliono vivere in comunione con Maria senza scandalizzarsi della croce»” (La Nuova Bussola Quotidiana).

La vita di Zaira Dovico è ricca di testimonianze di vita di fede e di amore a Cristo e alla Vergine Maria, capisaldi di una comunione tra cielo e terra che anche nel momento della prova, a causa di un tumore che la porterà alla morte, non verranno meno.

Chi l’ha conosciuta, ricorda in suor Zaira una straordinaria capacità di infondere fiducia e sicurezza, in Baviera, tra le corsie degli ospedali accanto agli ammalati, in dialogo con famiglie o giovani in diverse situazioni.

Uno degli ultimi desideri di suor Zaira Dovico era quello di “andare in Paradiso a maggio, nel mese della Madonna”. Tre settimane prima di morire poté stringere tra le sue mani le reliquie dei santi pastorelli di Fatima, ricevendo la benedizione da un sacerdote portoghese. “Quelle reliquie – ha raccontato Ermes Dovico in occasione delle esequie di suor Zaira – sarebbero dovute partire da Monaco il giorno prima, ma per qualche strano motivo, diciamo così, hanno lasciato la città solo dopo che tu ricevessi quella benedizione. Dall’inizio della malattia ti aveva accompagnato una statuetta minuscola di Maria con i pastorelli di Fatima ai suoi piedi, che tu chiamavi “la Madonnina zuccarata” e che negli ultimi giorni stringevi spesso tra le mani. La Mamma Celeste ti ha accompagnato fino al tuo ultimo respiro terreno, proprio nel “suo” mese, la domenica in cui cadeva la festa della SS. Trinità”.

La vita da religiosa di Zaira è iniziata in seno alla SS. Trinità (cardine del carisma delle Suore del Bell’Amore), e si concludeva nella medesima solennità liturgica. Forse un’ultima carezza riservata dal buon Dio alla sua fedele creatura!

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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