Commento alla lettura domenicale del Vangelo offerto dal presbitero don Salvatore Lazzara, dell’Arcidiocesi di Palermo.

Nel Vangelo di questa domenica – la terza di Pasqua-, vi si narra di due discepoli di Cristo i quali, nel giorno dopo il sabato, cioè il terzo dalla sua morte, tristi e abbattuti lasciarono Gerusalemme diretti ad un villaggio poco distante, chiamato Emmaus. Lungo la strada si affiancò ad essi Gesù, ma loro non lo riconobbero. Sentendoli sconfortati, spiegò, sulla base delle Scritture che il Messia doveva patire e morire per giungere alla gloria. Entrato poi in casa, sedette a mensa, benedisse il pane e lo spezzò, e a quel punto lo riconobbero; ma il Risorto sparì dalla loro vista lasciandoli pieni di meraviglia dinanzi a quel pane spezzato, nuovo segno della sua presenza, fino al giorno del suo ritorno.

Subito i due, senza indugio, tornarono a Gerusalemme per raccontare quanto avevano visto, agli altri discepoli. Stavano ancora parlando dell’accaduto, quando Gesù in persona apparve in mezzo a loro. In mezzo: non sopra di loro; non davanti, ma in mezzo: tutti siamo importanti allo stesso modo di fronte al Risorto, il bel Pastore, che offre la vita per le pecore per condurle ai pascoli della vita eterna.

Quanto si è realizzato nella stanza a Gerusalemme, è lo stile di riferimento che ogni comunità ecclesiale dovrebbe far proprio: “stare in mezzo” per annunciare il Risorto e contemplarlo “faccia a faccia”, senza timore, soprattutto quando le fondamenta della fede sono scosse dai venti ideologici che soffiano in modo impetuoso sulla vita dei credenti. Quando “in mezzo” alla Chiesa, non riconosciamo il Cristo, allora si corre il rischio di modellare la vita cristiana su altri parametri che invece di condurre al Vangelo, fanno precipitare nel buio e nella morte. Il risorto dona la pace che spezza definitivamente i vincoli del peccato, sconfigge le paure e i rimorsi, riappiana i sentieri spezzati, e promette la realizzione piena del Regno di Dio.

In questo momento storico, non possiamo non implorare dal Signore il dono della pace, la pace per tutte le terre tormentate dalle guerre e dalle violenze; la pace che può soltanto realizzarsi se nella fede accettiamo che il modello della concordia e della riconciliazione è il Cristo Crocifisso e Risorto!

La stessa fede entra in crisi, a causa di esperienze negative che ci fanno sentire abbandonati dal Signore. Ma questa strada per Emmaus, sulla quale camminano gli uomini e le donne di ogni tempo, può divenire via di una purificazione e maturazione del credere in Dio. Anche oggi possiamo entrare in colloquio con Gesù, ascoltando la sua parola. Anche oggi, Egli spezza il pane per noi e dà se stesso per la nostra salvezza. E così l’incontro con Cristo risorto, dona una fede più profonda e autentica, temprata come oro nel crogiuolo, per così dire, attraverso il fuoco dell’evento pasquale; una fede robusta e salda, perché si nutre non di idee umane, ma della Parola di Dio e della sua presenza reale nell’Eucaristia.

Gli apostoli si arrendono ad una porzione di pesce arrostito, al più familiare dei segni, al più umano dei bisogni. Mangiare è il segno della vita; mangiare insieme è il segno più eloquente di una comunione ritrovata; un gesto che rinsalda i legami delle vite e li fa crescere.

Questo testo evangelico contiene già la struttura dell’Eucarestia: nella prima parte l’ascolto della Parola attraverso le Sacre Scritture; nella seconda la liturgia eucaristica e la comunione con Cristo presente nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue. Nutrendosi a questa duplice mensa, la Chiesa si edifica incessantemente e si rinnova di giorno in giorno nella fede, nella speranza e nella carità. La bella notizia è questa: Gesù è vivo, è potenza di vita, asciuga le lacrime, ci cattura dentro il suo risorgere e ci solleva su ali d’aquila, nel tempo e nell’eternità.

Foto: Abraham Bloemaert – (Musées Royaux des Beaux-Arts, Belgio)

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Di Don Salvatore Lazzara

Don Salvatore Lazzara (1972). Presbitero dell’Arcidiocesi di Palermo, ordinato Sacerdote dal cardinale Salvatore De Giorgi il 28 giugno 1999. Ha svolto per 24 anni il suo ministero presso l’Ordinariato Militare in Italia, dove ha avuto la gioia di incontrare e conoscere tanti giovani. Ha partecipato a diverse missioni internazionali dapprima in Bosnia ed in seguito in Libano, Siria e Iraq. Ha concluso il servizio presso l’Ordinariato Militare presso la NATO-SHAPE (Bruxelles). Appassionato di giornalismo, dapprima è stato redattore del sito “Papaboys”, e poi direttore del portale “Da Porta Sant’Anna”. Ha collaborato con il quotidiano “Roma” di Napoli, scrivendo e commentando diversi eventi di attualità, politica sociale ed ecclesiale. Inoltre, ha collaborato con la rivista di geopolitica e studi internazionali on-line “Spondasud”; con la rivista ecclesiale della Conferenza Episcopale Italiana “A sua immagine”, con il quotidiano di informazione on-line farodiroma, vatican.va e vatican insider. Nel panorama internazionale si occupa della questione siriana e del Medio Oriente. Ha rivolto la sua attenzione al tema della “cristianofobia” e ai cristiani perseguitati nel mondo, nella prospettiva del dialogo ecumenico ed interreligioso con particolare attenzione agli ebrei ed ai musulmani. Conosce l’Inglese, lo Spagnolo, l’Ebraico e l’Arabo.

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