Recuperare lo spirito del catecumenato, offrire un percorso più esperienziale e meno “scolastico”, evitare che le bambine e i bambini, ricevuta la prima comunione, si allontanino dalle parrocchie e, per questo, coinvolgere le famiglie aiutandole a inserirsi nelle comunità. Muove i primi passi il nuovo progetto con cui l’arcidiocesi di Palermo prova a rivoluzionare l’iniziazione cristiana dei fanciulli, ossia la preparazione ai sacramenti della prima eucarestia e della cresima.

Una sfida per le parrocchie

Un progetto che, almeno stando alle intenzioni, dovrebbe incidere profondamente nella vita delle parrocchie che, per attuarlo, dovranno cambiare profondamente la propria organizzazione interna fondendo i corsi di catechismo e preparazione alla cresima e coinvolgendo anche la pastorale familiare. Per questo si stanno tenendo, nei sei vicariati, corsi di formazione per i catechisti da cui emergono spunti, novità ma anche dubbi e timori.

La situazione attuale

La novità, in effetti, è dirompente. Al momento un bambino o una bambina segue un corso di catechismo che, in base alla parrocchia, va da uno a tre anni e porta, ai 9, a ricevere la prima comunione preceduta dal sacramento della riconciliazione. Per la cresima le cose si complicano: c’è chi rimane in parrocchia e la riceve a un’età che varia in base ai percorsi proposti, dai 12 anni a salire, e chi invece aspetta il matrimonio per completare l’iniziazione cristiana, visto che al momento non c’è più neanche la “spinta” che prima dava la prospettiva di fare da padrino o madrina.

Catechismo pieno, parrocchia vuota

Il risultato è che, numeri alla mano, buona parte dei bambini che ricevono la prima comunione smette di frequentare la parrocchia, a meno che non si inserisca in qualche percorso (cresima, ministranti, scout, realtà associative) o non lo facciano i genitori. Da qui il tentativo dell’arcidiocesi di invertire il trend, attuando quanto già hanno sperimentato altre chiese siciliane.

Un cantiere a cielo aperto

Diciamolo subito: il progetto ancora non è definito nei dettagli e assomiglia molto a un cantiere a cielo aperto. Al momento si prevede che il percorso parta a 7 anni e arrivi fino agli 11, quindi 5 in totale, con cresima e comunione da ricevere contestualmente ai 10 anni e la confessione a conclusione. Il tutto scandito da tappe e fasi che ricalcano quelli del catecumenato degli adulti e che coinvolgono i genitori con incontri quindicinali.

Quando si parte?

Il nuovo percorso non partirà il prossimo anno e, almeno stando agli annunci, non si concretizzerà finché tutte le parrocchie dell’arcidiocesi non saranno pronte. Il rischio, infatti, è che i genitori siano spinti a frequentare le parrocchie in cui non si attua il nuovo modello, come evidenziato da molti catechisti.

Il punto è che anche molti parroci avrebbero espresso perplessità, per esempio sull’età a cui accostarsi alla confessione, tanto che il progetto (partito già nel 2019) è ancora oggetto di dibattito degli organismi diocesani e sarà al centro di alcune giornate di approfondimento organizzate per il clero.

Un percorso per tappe

Intanto la formazione ai catechisti va avanti e prova a gettare le basi di un radicale cambiamento. L’idea è quella di un percorso globale, scandito nel tempo e senza una fine prestabilita: i sacramenti, per intenderci, non si riceveranno in modo automatico al termine dei cinque anni ma in base al grado di maturazione raggiunto dal candidato e non saranno l’obiettivo, ma solo tappe di un cammino che dura tutta la vita.

Quattro le dimensioni fondamentali, ossia parola di Dio, liturgia, vita fraterna e preghiera, all’interno di un cammino di cui l’intera parrocchia sarà responsabile, visto che consentirà di inserire gradualmente le famiglie dei bambini. Sempre quattro le fasi: prima evangelizzazione, catecumenato, sacramenti e inserimento in comunità, con l’invito a usare fonti dirette come la Bibbia piuttosto che sussidi di vario tipo. E le famiglie che non sono abituate a partecipare alle celebrazioni? Inizialmente potranno essere congedate dopo l’omelia, come avviene per i catecumeni.

Descolarizzare

Altra novità è l’abbandono di quella caratterizzazione scolastica ormai divenuta tipica: no a termini come alunni, maestre, compiti a casa, classi. Dal catechismo si passerà alla catechesi. Il percorso dovrà poi seguire l’andamento dell’anno liturgico e non ricalcare quello scolastico, evitando che le classiche pause delle feste del mondo scolastico (come a Natale) significhino automaticamente uno stop del catechismo proprio nei momenti liturgici più forti.

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Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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