Preparare bambini e adulti ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, coordinare e formare gli altri catechisti della parrocchia, guidare (in assenza dei presbiteri e dei diaconi) le celebrazioni domenicali e diventare referenti di piccole comunità senza una guida. Ecco quali saranno i compiti dei catechisti istituiti, ossia di coloro che riceveranno il nuovo ministero istituito voluto da Papa Francesco, secondo le nuove linee guida dei vescovi italiani.

Un ministero che si aggiunge a quelli del lettorato e dell’accolitato ma che, finora, aveva mantenuto contorni poco definiti proprio in attesa dei pronunciamenti delle varie conferenze episcopali. La Cei nel giugno scorso ha così approvato una nota ad experimentum per il prossimo triennio con cui fa il punto non solo sul ministero del catechista, ma su tutti e tre i ministeri istituiti che hanno già sperimentato la novità dell’apertura anche alle donne, voluta sempre dal Papa e che ha visto proprio Palermo in prima linea con l’istituzione delle prime donne.

La Cei raccomanda un’adeguata formazione almeno annuale, affidata a équipe diocesane, e di scegliere “persone di profonda fede, formati alla Parola di Dio, umanamente maturi, attivamente partecipi alla vita della comunità cristiana, capaci di instaurare relazioni fraterne, in grado di comunicare la fede sia con l’esempio che con la parola, e riconosciuti tali dalla comunità”. L’età minima è di 25 anni e il primo mandato è quinquennale, al termine del quale si terrà una verifica.

Cosa faranno i “catechisti istituiti”

Il ministero del catechista, istituito da Papa Francesco con il motu proprio “Antiquum Ministerium”, e per il quale la Congregazione per il Culto divino ha già formulato il rito di istituzione, sarà aperto sia agli uomini che alle donne. Coloro che riceveranno questo compito si dedicheranno, come scrivono i vescovi, “al servizio dell’intera comunità, alla trasmissione della fede e alla formazione della mentalità cristiana, testimoniando anche con la propria vita il mistero santo di Dio che ci parla e si dona a noi in Gesù”.

In particolare, nelle parrocchie i catechisti si occuperanno non solo della catechesi per i sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo, prima comunione e cresima) rivolta sia ai bambini che agli adulti, ma anche di accompagnare chi ha già ricevuto i sacramenti “nella crescita di fede nelle varie stagioni della loro vita”. “È il ministro che accoglie e accompagna a muovere i primi passi nell’esperienza dell’incontro con la persona di Cristo e nel discepolato quanti esprimono il desiderio di una esperienza di fede, facendosi così missionario verso le periferie esistenziali”, si legge ancora nella nota Cei.

Ai catechisti istituiti sarà chiesto inoltre di formare altri laici, ma anche (qualora il vescovo lo ritenga opportuno e sotto la moderazione del parroco) di diventare referenti di piccole comunità senza un presbitero stabile e guidare (in mancanza di presbiteri e diaconi) le celebrazioni domenicali.  

Accoliti e lettori

Come detto, quello del catechista è il terzo ministero istituito che si aggiunge a quelli antichissimi del lettore e dell’accolito che Papa Paolo VI aprì agli uomini laici, fino al motu proprio “Spiritus Domini” (2021)con cui Papa Francesco li ha estesi anche alle donne. Ministeri (cioè servizi, compiti) che trovano il loro fondamento nel battesimo e che esprimono il carattere missionario della Chiesa in cui anche i laici, in virtù dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, sono chiamati a mettersi a servizio dei fratelli e ad annunciare Cristo.

Si tratta di servizi che, a differenza di quelli “di fatto” che si svolgono normalmente nelle parrocchie su incarico del parroco (ministranti, coristi, sacristi, catechisti e lettori, tanto per citarne alcuni), sono conferiti dal vescovo al termine di un cammino di preparazione e sono caratterizzati dalla “stabilità”.

Al lettore istituito (da non confondere con chi semplicemente proclama le letture durante la Messa) viene affidato il compito di proclamare la Parola ma anche di formare gli altri laici, di animare momenti di preghiera e mediatazione come la lectio divina, di avere un ruolo nella liturgia delle ore o nelle iniziative di annuncio.

L’accolito, posto a servizio del Corpo di Cristo non solo nella liturgia ma anche nella vita quotidiana (specie nei poveri e negli ammalati), serve all’altare, coordina la distribuzione della Santa Comunione nelle celebrazioni e al di fuori, anima le varie forme di culto eucaristico.

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Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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