«Non è che goccia d’acqua in un braciere ardente». In uno scritto (spesso cantato durante la Messa) di S. Teresa di Gesù Bambino (1873-1886), monaca carmelitana francese, Santa e Dottore della Chiesa, leggiamo:«Se avessi mai commesso il peggiore dei crimini, per sempre manterrei la stessa fiducia, poiché io so che questa moltitudine di offese non è che goccia d’acqua in un braciere ardente».

Le parole di S. Teresa sono un invito a non scoraggiarci di fronte alle nostre debolezze e a considerare la grande misericordia di Dio; e per rendere ancora più esplicito il senso di questo discorso, propone un’immagine significativa: «non è che goccia d’acqua in un braciere ardente».

Proviamo a considerare una goccia d’acqua che sta per cadere in questo grande braciere (che è la misericordia illimitata di Dio); la goccia d’acqua (il nostro peccato) prima ancora di toccare la brace si è già dissolta. Questa è l’esperienza del perdono di Dio! Accade la stessa cosa nella parabola del Figlio prodigo: il padre attende il ritorno del figlio perduto, quando lo vede all’orizzonte si commuove e gli va incontro. Prima ancora di abbracciarlo il padre, probabilmente, lo ha già perdonato, e così, «quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc 15, 20).

Nessuno di noi – ricordava Giovanni Paolo II – è la somma dei propri peccati.

Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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