Non posso rivolgermi direttamente a Dio? “Nessuno di noi – ricordava Giovanni Paolo II – è la somma dei propri peccati”. Questa paterna espressione è uno straordinario invito alla conversione del cuore. Un invito carico di fiducia che viene incontro alla nostra debolezza, soprattutto quando il peccato sembra aver definitivamente compromesso la speranza che c’è in noi. Il peccato rattrista la nostra anima, interrompe la comunione con Dio lasciando il cuore nello sconforto e nella solitudine. Talvolta si sente dire: “Ma perché devo confessarmi con un sacerdote, che è un uomo come me? Non posso rivolgermi direttamente a Dio nel segreto del mio cuore?”. Il discorso non fa una grinza, sembrerebbe la soluzione più coerente, dettata “però” dalla nostra logica. Ma siamo così sicuri che (potendolo fare) nel segreto del nostro cuore riusciremmo a perdonarci? Non è forse vero che, talvolta, di fronte a certi errori commessi nella vita nessuno vuol perdonarci… nemmeno tu? Per fortuna (meglio dire per “grazia”) la logica di Dio è assolutamente diversa dalla nostra!

La logica di Dio è la sua eterna misericordia, desiderosa di rivestire la nudità causata dal peccato. La misericordia di Dio restituisce all’uomo la dignità di figlio, lo rinnova. Vi è mai capitato di sprofondare nello sconforto, di ritenere di aver perduto tutto, di non meritare nulla e di rimanere accovacciati, in lacrime, col capo chino, con la sensazione di schiacciamento? E poi, incontrare casualmente, qualcuno che attirato dai vostri singhiozzi si ferma a chiedere semplicemente: “Cosa ti è successo?”, e provare un improvviso conforto per aver ricevuto la carezza e l’attenzione di un altro? Se tutto questo ci accade ed è vero, la Misericordia di Dio è ancora DI PIU’.

Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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