Il termine ebraico ‘adam, che ritroviamo nel secondo capitolo del libro della Genesi, non è un nome proprio e la sua traduzione più corretta non è «Adamo» ma «l’uomo». Inoltre il significato del termine uomo non è da intendersi rigidamente al singolare, esso infatti rivela la condizione tipizzante e rappresentativa di tutti gli uomini, o se vogliamo di “ogni singolo uomo”! Si tratta, dunque, di tutti noi.

Un ulteriore approfondimento lessicale rivela che la radice tematica del termine ‘adam ha a che fare con il concetto di terra. Non si può escludere il fatto che l’autore del libro della Genesi abbia voluto mettere in relazione il termine ‘adam con ‘adamah terra) dalla quale l’uomo è stato formato. Anche la lingua latina ci regala questa interessante sfumatura etimologica con i termini homo (uomo) e humus (terra).

Cerchiamo adesso di compiere un ulteriore passo in avanti e proviamo a sgombrare dalla nostra mente (spesso appesantita da interpretazioni non del tutto corrette) i dubbi relativi al racconto biblico della creazione dell’uomo. Alcuni, ancora oggi, sono convinti che la storia di Adamo ed Eva (due nomi che, come dicevamo prima, vanno tradotti con «l’uomo» e «la donna») narrata nella Bibbia sia la registrazione cronologica dei principali avvenimenti accaduti (così ipotizzano gli scienziati) sei milioni di anni fa! Ovviamente nessuno di noi è in grado, però, di mostrare le relative certificazioni storiche di quanto effettivamente sia successo.

Che tipo di storia racconta, allora, la Bibbia? Il libro della Genesi è il racconto esistenziale di ogni uomo e va letto come tale. “Non è la storia di un determinato tempo, è la storia che sempre riappare sulla faccia della terra. Questa pagina è una grande meditazione sull’uomo storico, così come sempre entra in scena sulla faccia della terra” (G. Ravasi).

E allora, per comprendere il senso di questa primordiale narrazione biblica, bisogna chiarire alcuni aspetti strutturali del testo sacro. La narrazione iniziale della Genesi (relativa alla creazione del mondo, al peccato dell’uomo ecc.) è considerata, infatti, un “racconto di fondazione”. Un racconto cioè finalizzato alla comprensione del contesto esistenziale dell’uomo.

Qual è il senso di tutto questo?La preoccupazione ultima della Bibbia non è, dunque, quella di dover spiegare necessariamente il quando e il come è avvenuto un determinato avvenimento. Essa, piuttosto, rivela all’uomo di ogni tempo il senso della storia attraverso una serie di episodi raccontati tra le pagine della Sacra Scrittura, e a rispondere alle principali domande della nostra vita: come siamo dentro? Che senso ha l’uomo? E il mondo? Perché il peccato e perché Dio… In una sola parola: chi siamo davvero e perché esistiamo?

Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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