Le fotografie del professor Baldo Lo Cicero ci accompagnano nell’affascinante viaggio iconografico relativo alla chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi a Palermo, dedicata a San Giovanni Battista. Il suo nome deriva dal lebbrosario che Ruggero II fece costruire in memoria di suo fratello Goffredo, che – secondo il cronista Goffredo Malaterra – si ritiene sia morto di lebbra. Oggi, purtroppo, non rimane nulla di questa struttura annessa.

Sebbene lo storico Fazello credesse che fosse la prima costruzione normanna in città, risalente al 1071 durante l’assedio di Roberto il Guiscardo e Ruggero, è più probabile che sia stata eretta nella prima metà del XII secolo, all’epoca di Ruggero II. Questa datazione è supportata sia da documenti storici che dalle sue caratteristiche stilistiche.

Nel corso dei secoli, la chiesa ha subito diverse trasformazioni. Sotto il regno di Federico II, la chiesa e l’ospedale furono affidati all’Ordine Teutonico della Magione, che li gestì fino alla fine del XV secolo. In seguito, l’ospedale passò al Senato cittadino, mentre la chiesa rimase sotto l’abate della Magione fino al XVIII secolo.

Nel periodo barocco, la struttura originaria fu quasi irriconoscibile, coperta da uno strato di intonaco e da varie sovrastrutture. Fu solo tra il 1925 e il 1930 che un drastico restauro, guidato da Francesco Valenti, riportò alla luce le forme normanne. Durante questi lavori, però, fu costruito l’attuale campanile, che non faceva parte del progetto originale. La chiesa è preceduta da un piccolo portico che a sinistra si appoggia al corpo contenente la scala del campanile.

L’interno

L’interno della chiesa presenta una pianta a tre navate e un transetto con tre absidi. Massicci pilastri conferiscono alla struttura un senso di forza e stabilità, evidenziando il suo carattere arcaico. Gli archi tra le navate sono leggermente a sesto acuto, mentre i soffitti sono in legno. Il presbiterio, rialzato di tre gradini, è coperto al centro da una cupola poggiata su otto archi ribassati, alternati a finestre e nicchie. Le tre absidi presentano colonnine incassate all’imbocco; alcune sono originali, mentre altre sono repliche in gesso. Un tempo, le finestre erano decorate con transenne traforate. All’interno si può ammirare un crocifisso dipinto risalente alla metà del XV secolo.

Testo consultato per questo nostro contributo: Giuseppe Bellafiore, Palermo. Guida della città e dei dintorni, Edizione Susanna Bellafiore.

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Foto: © Baldo Lo Cicero

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È Presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.