Le parole del Papa sulla famiglia, basata su una “unione stabile tra uomo e donna”, hanno letteralmente mandato in tilt i social. Complice qualche titolo di giornale volutamente ambiguo, commentatori e influencer si sono scatenati dividendosi tra favorevoli e contrari, con accuse ingenerose nei confronti del pontefice.

Praticamente l’esatto opposto di quello che Leone XIV aveva auspicato nel suo incontro con i giornalisti, quando il Santo Padre aveva invocato una comunicazione “disarmata”, capace di essere luogo di dialogo e confronto.

Ma cosa ha detto esattamente il Papa? Già, perché dai commenti è possibile intuire che pochi, anzi pochissimi, abbiano letto quello che ha effettivamente detto Leone XIV. E dire che, ai tempi del web, basterebbe un semplice clic sul sito della Santa Sede, dove vengono riportati tutti i discorsi dei Papi.

Il discorso del Papa

Chiariamo subito che l’occasione era un incontro col corpo diplomatico; Prevost ha pronunciato un discorso che ha toccato temi come la pace, il rapporto fra le nazioni, la necessità per la Chiesa di essere voce forte a tutela dei più deboli.

Il Papa ha invocato la difesa della degnità della persona, dei poveri e della famiglia su cui, ha detto, gli Stati dovrebbero investire. Una famiglia “fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società”.

Un “attacco” che non c’è

Nessun riferimento alle coppie arcobaleno, ai non sposati, ai divorziati, al matrimonio egualitario, nemmeno en passant. È bastato però che il Papa ribadisse la posizione della Chiesa, uguale da secoli, per fare parlare a tanti di presunti attacchi alle coppie omosessuali.

Niente di più falso. Eppure qualche titolo ambiguo di giornale ha scatenato un’ondata d’insulti nei confronti del Papa e della Chiesa, accusati di fomentare l’odio, rinnegare le aperture di Francesco e far ripiombare i cattolici nell’oscurantismo.

La posizione della Chiesa, sempre la stessa

Cerchiamo di fare chiarezza. La posizione della Chiesa non è cambiata: il matrimonio ha due finalità complementari, ossia la procreazione e l’amore fra gli sposi, quindi solo fra uomo e donna.

E gli omosessuali? Il Catechismo precisa, e nel 1992 non era (purtroppo) scontato, che vanno accolti con rispetto e delicatezza e non discriminati. A non essere approvato non è l’individuo ma l’atto sessuale in sé che non si apre alla procreazione.

La continuità di Francesco

Una posizione che Papa Francesco non ha mutato. La famosa frase “chi sono io per giudicare?” è stato spesso decontestualizzata; Bergoglio disse che nessuno potrebbe opporsi al fatto che una persona cerchi Dio, indipendentemente dall’orientamento sessuale. Nulla da eccepire, ovviamente.

Ma questo non significava approvare i matrimoni tra persone dello stesso sesso, tanto che il Catechismo non è cambiato di una virgola. E perfino Fiducia supplicans, la Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della fede sulla benedizione delle persone omosessuali, precisava che in alcun modo poteva essere intesa come una equiparazione al matrimonio tra uomo e donna, inteso come sacramento.

“Perciò – si legge nella Dichiarazione – sono inammissibili riti e preghiere che possano creare confusione tra ciò che è costitutivo del matrimonio, quale ‘unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta a generare figli’, e ciò che lo contraddice. Questa convinzione è fondata sulla perenne dottrina cattolica del matrimonio. Soltanto in questo contesto i rapporti sessuali trovano il loro senso naturale, adeguato e pienamente umano. La dottrina della Chiesa su questo punto resta ferma” (Fs, 4).

Una comunicazione che non funziona

Il problema, semmai, è che ci siamo abituati a una comunicazione molto superficiale e troppo veloce, in cui ci si limita a leggere un titolo senza spendere qualche minuto per approfondire e capire. Il risultato è che, anche sulle questioni dottrinali, si assiste a una confusione che non fa bene a nessuno.

Altra critica è relativa al fatto che in Italia alcune proposte di legge non passino a causa della Chiesa. Basterebbe ricordare, però, che l’Italia rimane un Paese democratico e sovrano, come hanno dimostrato le leggi su aborto e divorzio approvate quando la percentuale degli italiani che si professavano cattolici praticanti era certamente più elevata dell’attuale.

Da giornalisti, però, non possiamo condividere il comportamento di quelle testate che, pur di acchiappare qualche visualizzazione o scatenare i commenti, usano titoli volutamente fuorvianti.

A stupire non dovrebbero essere le parole del Papa sulla famiglia, semmai a stupire dovrebbe essere lo stupore di chi oggi grida allo scandalo equivocando quanto disse Francesco.

Una Chiesa fedele al Vangelo

Molti commentatori chiedono poi al Papa di “stare al passo coi tempi”. E qui siamo di fronte a un altro errore: il Papa non è un politico o un personaggio pubblico a caccia di consenso e la Chiesa non ha la missione di piacere a tutti.

La Chiesa, guidata dal Papa, ha semmai il compito di annunciare il Vangelo, anche quando è scomodo o sgradito; di annunciare la verità, che è Cristo, e di indicare la strada, quella dell’amicizia con Dio, che porta alla felicità.

Un concetto che Leone XIV ha ribadito con chiarezza: “La Chiesa non può mai esimersi dal dire la verità sull’uomo e sul mondo, ricorrendo quando necessario anche ad un linguaggio schietto, che può suscitare qualche iniziale incomprensione. La verità però non è mai disgiunta dalla carità, che alla radice ha sempre la preoccupazione per la vita e il bene di ogni uomo e donna”.

Un insegnamento “scomodo”

Certo, questo provoca anche dissenso. Quando il Papa parla di matrimonio, aborto o fine vita scontenta chi si professa progressista o pretende di elevare a universali diritti che non sono tali perché espressamente individuali.

E, allo stesso modo, fa arricciare il naso ai settori più conservatori quando invoca accoglienza per i migranti e giustizia sociale.

La Chiesa, anche con la sua dottrina sociale, indica una terza via, alternativa e basata su valori che affondano le radici nelle Scritture. Che possono non piacere, certo, ma questo non può scandalizzarci, anzi deve spingere la Chiesa ad annunciare il Vangelo in modo più chiaro ed efficace, a partire da una comunicazione che deve avere il dono della chiarezza.

Foto: screenshot – Vatican Media Live

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Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Presidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.