“Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia”.
E’ iniziato ufficialmente il pontificato di Leone XIV che in San Pietro, durante una solenne celebrazioni eucaristica, ha ricevuto il pallio e l’anello del pescatore, segni del ministero petrino come vescovo di Roma.
Il pallio e l’anello
In una piazza gremita di autorità e semplici fedeli, Roberto Francis Prevost si è prima fermato in preghiera, insieme ai patriarchi ortientali, di fronte alla tomba di San Pietro e poi, in processione, ha raggiunto la piazza in cui ha celebrato la santa Messa con accanto un’icona della Madonna del Buon consiglio, tanto cara al nuovo pontefice.
Prima la consegna del pallio e dell’anello, poi l’obbedienza del popolo di Dio manifestata da 12 persone fra chierici, religiosi e laici. Una liturgia in cui Leone XIV non ha nascosto l’emozione per la sua nuova missione.
Nell’omelia non è mancato il ricordo del predecessore Francesco e del Conclave che lo ha scelto come successore di Pietro a cui Cristo affidò una missione che consta di due dimensioni: amore e unità. “Il ministero di Pietro è contrassegnato da un amore oblativo – ha detto Leone XIV – perché la Chiesa di Roma presiede nella carità e la sua vera autorità è la carità di Cristo. Non si tratta mai di catturare gli altri con la sopraffazione, con la propaganda religiosa o con i mezzi del potere, ma si tratta sempre e solo di amare come ha fatto Gesù”.

Una Chiesa unita
Il Papa ha poi indicato quale deve essere il primo desiderio per tutti i cristiani: “una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato”.
“In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri. E noi vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità. Noi vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno. E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace”.
“Apriamo le braccia al mondo”
Attenzione agli ultimi, dialogo fra cristiani e con le altre confessioni religiose, difesa dei più poveri, pace. Sembrano queste le direttrici del nuovo pontificato di Prevost che ha più volte fatto riferimento, usando le parole di sant’Agostino, all’unità nella Chiesa e nel mondo.
“Questo è lo spirito missionario che deve animarci, senza chiuderci nel nostro piccolo gruppo né sentirci superiori al mondo; siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo. Fratelli, sorelle, questa è l’ora dell’amore! Costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità. Insieme, come unico popolo, come fratelli tutti, camminiamo incontro a Dio e amiamoci a vicenda tra di noi”.
Foto: screenshot – Vatican Media Live
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