Il professor Baldo Lo Cicero – grazie alle splendide fotografie (gentilmente concesse alla nostra redazione) – ci accompagna oggi a visitare la Casa Professa dell’Ordine dei Gesuiti.
Sotto la protezione del viceré Giovanni de Vega, i Gesuiti giunsero a Palermo intorno al 1547 – circa tredici anni dopo la nascita della Compagnia di Gesù (Societas Iesu; sigla S.I.) fondata da Sant’Ignazio di Loyola nel 1534.
In quell’anno – grazie alle generose donazioni ricevute dal Senato della Città – realizzarono un primo collegio, per poi ottenere nel 1552 da Carlo V l’Abbazia di S. Maria la Grotta, allora esistente in questo luogo, dove vi rimasero per trentun’anni.
Nel 1583 fondarono l’attuale Casa Professa nel fastoso contesto del Cassaro, da dove i Gesuiti diressero la loro attività in tutta la Sicilia. L’attuale Chiesa è il risultato di varie sovrapposizioni edilizie iniziate nel XVI sec. Certamente si tratta di una delle più importanti chiese risalenti al periodo tardo manierista e barocco di tutta quanta la Sicilia.
«La compongono – scrive Giuseppe Bellafiore nella guida alla città di Palermo – i motivi più svariati: vegetali, umani, animaleschi ed astratti. È intarsio marmoreo mobilissimo e scultura in una gamma infinita di colori. Assieme agli stucchi colorati ed agli affreschi concorre a piegare i fedeli alla venerazione ed alla sottomessa meraviglia in un clima di religione come fasto, potenza e rito. Per due secoli dal ’600 al ’700, schiere di artisti e marmorari lavorarono a creare questo capolavoro decorativo».
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