Una pisside vuota, riempita con delle “patatine”, e il caratteristico “crock” sonoro nel momento in cui si riceve l’Eucaristia. Sono le sequenze principali di uno spot pubblicitario che non è piaciuto proprio a tutti.

Sappiamo bene che la pubblicità, per sua natura, è una forma di comunicazione che tende a creare consenso intorno alla propria immagine, e – attraverso un progetto di marketing studiato e pensato a tavolino – a suscitare l’attenzione e la possibilità di acquisto da parte del consumatore. Tuttavia, un maggiore rispetto per i valori della fede di appartenenza – in questo caso, e tanto per cambiare, cattolica – sarebbe certamente auspicabile, o quanto meno doveroso.

Tra le prime considerazioni raccolte nel web ci è sembrata significativa quella espressa da don Massimiliano Lo Chirco, presbitero appartenente all’Arcidiocesi di Palermo, che a tal proposito scrive: «Essere credenti in Italia oggi, cristiani cattolici, passa anche attraverso la rappresentazione grottesca di un improbabile confratello e di un’immaginaria comunità di suore, durante la distruzione dell’Eucarestia. La pisside, il contenitore riposto nel tabernacolo con le ostie consacrate, è in realtà pieno di patatine: questo particolare è svelato da un sonoro crock da parte della suora che riceve la comunione… Ho riflettuto in questi giorni molto sul senso di un pezzo di Pane che pane non è. È tornata come riflessione condivisa anche nelle mie omelie, nei dialoghi con quanti si sono accostati al sacramento della Riconciliazione. Mi ferisce vedere queste immagini. Mi ferisce e allo stesso tempo non mi stupisce. Ormai anche chi si professa credente conosce ben poco del mistero d’Amore di Dio per questa umanità, fino a farsi Pane spezzato… Ah sì, simpatica come idea, molto carina e originale! Sì, sì, davvero molto bella… Nella mia sensibilità di credente e di prete, viene solo da piangere. Sì, c’è un dolore immenso nel mondo! Tante cose che non vanno, tante atrocità! A questo dolore aggiungo anche questa indifferenza nei confronti di Gesù Cristo!».

Spesso, i valori principali della fede cristiana vengono impropriamente, e talvolta irrispettosamente, utilizzati in contesti culturali (mostre d’arte contemporanea, canzoni, film…). Bisogna anche ammettere, però, che talvolta sono proprio alcuni esponenti della fede cattolica a presentare e favorire un linguaggio eccessivamente sciocco e burlesco della fede cristiana, quando si propongono nei social network con performance banali e ridicole, senza avere nemmeno l’accortezza di svestire i paramenti liturgici.

Questo, certamente, non giustifica gli attacchi irriverenti e talvolta anche blasfemi riservati, con sempre maggiore frequenza, dalla cultura del nostro tempo alla fede cattolica.

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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