La liturgia della domenica di Pasqua, nella forma della veglia e della messa del giorno, rappresenta il culmine del triduo pasquale e dell’intero anno liturgico: una celebrazione solenne e ricca di simboli e testi eucologici di grande bellezza che aiutano il popolo di Dio a vivere in pienezza la Risurrezione del Cristo vittorioso sul peccato e sulla morte.

Tra i tanti elementi che caratterizzano questa liturgia, c’è anche la sequenza latina che si canta prima della proclamazione del Vangelo nella messa del giorno e che viene chiamata “Víctimae pascháli laudes”, dalle prime tre parole del testo. Si tratta di uno dei quattro componimenti che il Concilio di Trento inserì nel Messale di Pio V e che conserviamo anche oggi.

Una sequenza che è obbligatoria nel giorno di Pasqua e facoltativa nell’Ottava, segno e testimonianza di una tradizione secolare. Non si sa con certezza chi sia l’autore di un testo che conserva intatta la sua profondità e capacità di parlare al cuore dei fedeli: prendendo spunto dal racconto evangelico che vede Maria di Magdala testimone della Risurrezione e da quello lucano, la sequenza celebra la vittoria di Gesù trionfante sulla morte, portando l’intera assemblea a proclamare che “Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto”.

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Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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