Nel Venerdì santo siamo immersi nella contemplazione della Passione e morte del Signore.
È il giorno giusto per aprire, per spalancare il cuore e accogliere l’amore misericordioso del Signore.
Riviviamo le luminose “tenebre” di quel Venerdì Santo da cui Cristo si lasciò avvolgere per redimere l’umanità.
Egli è crocifisso dai nostri peccati e dalla nostra indifferenza. Ma ha provato compassione delle nostre miserie.
“Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in Lui noi potessimo diventare giustizia di Dio” (2 Cor 5,21). Contemplando il Crocifisso ci sentiamo amati e perdonati.

In questo giorno ci viene offerta la possibilità di vivere una profonda esperienza di liberazione e di guarigione interiore.
Con profonda fede deponiamo nel Signore e sulla sua Croce tutte le nostre ferite, colpe e fragilità che opprimono il nostro cuore.
Gesù si è fatto carico di tutte le nostre negatività e sofferenze: “Per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is 53).
In Lui siamo stati realmente perdonati, liberati, riscattati, salvati.
La sua Passione è il prezzo del nostro riscatto.

Per redimerci Egli ha versato tutto il suo Sangue, sopportando scherni, sputi, sofferenze e umiliazioni insegnandoci il valore redentivo che la sofferenza, accettata per amore suo, assume agli occhi di Dio.
Quando il Venerdì Santo nella liturgia della Passione adoriamo la Croce, Cristo inchiodato sulla Croce, teniamo presente che non è un semplice legno che baciamo e davanti al quale ci inchiniamo, ma che la Croce bagnata dal sangue redentore è una sola cosa con Cristo ed è Lui, che dà la sua vita per noi, che adoriamo e ringraziamo.
Ti adoro o Croce santa che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo preziosissimo Sangue.
Ripetiamo con riconoscenza questa preghiera nel giorno in cui riviviamo la Passione e la morte in Croce di Gesù.
La sua sofferenza, il suo abbassamento nella morte preparano la sua glorificazione.

È la Pasqua del Signore.
Nella celebrazione del Venerdì santo è possibile anche ricevere Gesù nella comunione con il pane consacrato nella messa in Coena Domini.
Chiediamogli di mettere nel nostro cuore i suoi stessi sentimenti e il suo stesso amore perché attraverso di noi Egli continui ad amare e a dare la sua vita alle persone che pone sulla nostra strada.

Concludo con una citazione che prendo da una riflessione del beato Giacomo Alberione: “Se il peccato originale aveva chiuso il paradiso, Gesù Cristo lo ha riaperto con la chiave della Croce e con la sua risurrezione e ci ha invitati a seguirlo ed egli, per primo, è entrato nella sua gloria e ha lasciato le porte aperte per noi”.

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Di Don Giuseppe Di Giovanni

Presbitero e parroco di Santa Maria della Pietà alla Kalsa, Palermo.

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