Il Papa ha ringraziato per il paziente impegno e per l’ascolto la città di Marsiglia e tutti coloro che hanno partecipato ai lavori del tanto atteso evento dei Rencontres Méditerranéennes, giunto alla conclusione. Sono stati giorni intensi e di grande fermento. La messa celebrata da Papa Francesco nel santuario di Notre Dame de la Garde, con il clero e le autorità, e la sessione conclusiva dei lavori, presso il Palazzo del Faro di Marsiglia, alla presenza di 70 giovani e di altrettanti vescovi, teologi e laici, provenienti da paesi diversi, ha acceso la scintilla per costruire dei percorsi di speranza nel Mediterraneo.

Il Papa ha ribadito l’importanza di considerare fratelli coloro che si rifugiano nel nostro paese, mai vederli come un peso da portare. Ci esorta a lasciarci toccare dalla storia di tanti nostri fratelli e sorelle in difficoltà, che hanno il diritto sia di emigrare sia di non emigrare, sfuggendo il rischio di chiuderci nell’indifferenza.

Ha ricordato che la storia ci interpella a un sussulto di coscienza per prevenire un naufragio di civiltà. Il Papa ha anche ricordato che la soluzione non è respingere, ma assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari, sostenibili grazie a un’accoglienza equa da parte del continente europeo, nel contesto di una collaborazione con i Paesi d’origine.

Tra i teologi, nel gruppo del mediterraneo, era presente don Luca Crapanzano, Rettore del Seminario di Piazza Armerina e docente di Antropologia Teologica presso la Facoltà Teologica di Sicilia. Lo abbiamo incontrato per conoscere il suo punto di vista sui dibattiti e le riflessioni che hanno caratterizzato questo evento.

Don Luca Cosa si porta dentro di questa esperienza?

Di ritorno da Marsiglia non posso fare altro che far riecheggiare nel mio cuore e nella mia mente i tantissimi e arricchenti incontri avuti, nonché la vivacità di una teologia che si lascia scalfire dalle provocazioni della storia. Per una settimana, come teologi provenienti dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo abbiamo lavorato su un testo condiviso per una proposta teologica che nasca dall’ascolto e miri ad annunciare il Vangelo al di là di ogni muro.

Che cosa significa oggi fare teologia nel contesto del Mediterraneo?

C’è una  nuova proposta Teologica che nasce dal lavoro di teologhe e teologi che dal 2019 e dal discorso di Francesco a Napoli si sono confrontati su che cosa significhi fare teologia nel contesto del Mediterraneo, quale sia lo specifico di una teologia contestuale e come questa possa contribuire a una più profonda comprensione del valore delle differenti culture per l’annuncio del Vangelo; a una più adeguata intelligenza della cattolicità della Chiesa; alla promozione di una cultura dell’incontro. Il Manifesto esprime l’impegno per la costruzione di una rete teologica mediterranea alla quale stanno aderendo molte istituzioni teologiche tra cui la Facoltà Teologica di Sicilia.

È possibile una Teologia che dia voce e sia denuncia, per chi parole non ne ha più? 

Nell’incontro con le teologhe e con i teologi, ho avvertito la bellezza di una teologia che non è solo    accademia ma aiuto alla vita e forza per chi, come dice lei, non trova parole di denuncia nei   confronti di chi non accogliendo contribuisce a tingere del sangue dei migrati il nostro Mediterraneo.

Papa Francesco nell’incontro conclusivo ha sottolineato l’importanza di essere costruttori di pace   e di armonia, in un mondo dilaniato dalla logica dell’interesse e della sopraffazione. Come vivere questa sfida?

L’accoglienza nelle famiglie ci ha permesso di inserirci meglio nelle dinamiche sociali di Marsiglia, facendoci sperimentare la gratuità di chi viene accolto, solo e semplicemente per amore. I molti chilometri percorsi per spostarci da una sede all’altra degli incontri, ci hanno fatto sperimentare la fatica di raggiungere porti diversi e la costanza necessaria nel cammino. La teologia è un servizio pastorale vero e proprio e non solo elucubrazione razionale, nasce dalla comunione e porta alla comunione.  Le giornate marsigliesi ci hanno ricordato tutto questo dandoci lo sprint necessario per continuare a lavorare nelle nostre realtà con la serena certezza di essere guidati dallo Spirito creativo che fa nuove tutte le cose.

Papa Francesco conclude queste intense giornate marsigliesi lanciando una sfida: quella di una teologia mediterranea, che sviluppi un pensiero aderente al reale, in grado di unire le generazioni, legando memoria e futuro, e promuovere con originalità il cammino ecumenico tra i cristiani e il dialogo tra credenti di religioni diverse. L’avventura di una ricerca filosofica e teologica deve attingere alle fonti culturali mediterranee, per restituire speranza all’uomo, mistero di libertà bisognoso di Dio e dell’altro per dare senso alla propria esistenza.

Foto: SIR/Marco Calvarese

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Di Adele Di Trapani

Giornalista, collabora con “Radio Spazio Noi”, l’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo. Docente di Teologia Morale, fa parte anche dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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