Edith Stein, la carmelitana scalza morta nel campo di sterminio di Auschwitz – Birkenau il 9 agosto del 1942, è stata una tra le figure più luminose della cultura moderna, un prototipo di donna che ha saputo vivere la propria vocazione con l’entusiasmo e il coraggio di chi non si adegua agli stereotipi del mondo, e di chi – nonostante i pregiudizi culturali riservati spesso alle donne – è capace di esprimere i doni di una intelligenza femminile posta al servizio della cultura, della verità e della fede.

Fu discepola del grande filosofo Edmund Husserl, fondatore della fenomenologia, e una delle prime donne ad insegnare filosofia a Friburgo; una donna che non dovette rosicchiare nulla alla cultura e al pregiudizio del tempo. Di origini religiose ebraiche, Edith si convertì al cattolicesimo dopo un approccio spirituale favorito dalla lettura degli scritti di Santa Teresa d’Avila (un’altra grande donna capace di riformare e rilanciare l’Ordine del Carmelo). In seguito alla conversione, la Stein, nel 1934 entrò nel monastero delle Carmelitane Scalze di Colonia, con il nome di Suor Teresa Benedetta della Croce. 

Gli anni che seguirono – per lei e per il popolo ebraico – furono i più drammatici. Il 7 agosto 1942, infatti, Suor Teresa Benedetta della Croce, insieme ad altri ebrei cattolici, fu deportata presso il campo di sterminio di Auschwitz e successivamente uccisa in una camera a gas, la domenica del 9 agosto. 

È stata beatificata il 1 maggio 1987 e canonizzata l’11 ottobre 1998 dal Papa Giovanni Paolo II. Il 2 ottobre 1999 lo stesso Papa l’ha proclamata compatrona di Europa. 

Foto: WikiMedia Commons

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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