Mentre a Piacenza, un gruppo di insegnanti della scuola primaria decide di ritinteggiare le aule dell’istituto che il prossimo anno accoglieranno le attrezzature tecnologiche finanziate dal Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), a Palermo un gruppo di ragazzini ha tentato di dare fuoco all’istituto comprensivo Rita Levi Montalcini di Borgo Nuovo, riprendendo – come giustamente osserva il Giornale di Sicilia che ne ha pubblicato la notizia – “l’azione criminale” con i cellulari e distruggendo in un solo pomeriggio il lavoro (strumenti e materiale didattico) svolto dagli insegnanti nel corso dell’anno scolastico.

Due notizie che fanno riflettere! La prima, che ha visto protagonista una scuola di Piacenza, se da un lato pone in risalto il lodevole gesto di alcuni suoi educatori, dall’altro evidenzia la scarsità delle risorse presente nel sistema scolastico nazionale. La Scuola di Piacenza ha dovuto infatti decidere se destinare i finanziamenti del Pnrr all’acquisto delle attrezzature scolastiche o alla ristrutturazione dell’Istituto, tamponando ­– non certamente come soluzione ottimale – con l’intervento gratuito e volontario di alcuni docenti. 

Anche qui, non si può fare a meno di riflettere sull’identità del docente che si trova spesso a lavorare in situazioni difficili, dove per sopperire alla mancanza di strumenti e materiali didattici essenziali, oltre a quelli di facile consumo (come la carta per fotocopie, la carta igienica e il sapone, che in una scuola soprattutto dell’infanzia è indispensabile), molto spesso ci si deve “arrangiare” meglio che si può!

La seconda notizia, quella che ha visto un gruppo di “teppistelli” appiccare le fiamme in una scuola di Palermo, ci avverte – ancora una volta – della valenza assunta dai social network in questo nostro tempo di crisi formativa, dove tutto è permesso, fino a rendere inefficace ogni frammento di attività educativa proposta dai docenti a scuola. Certamente, a tal proposito, l’estate non ha cancellato i pallini di plastica sparati alla professoressa di Rovigo da alcuni suoi alunni, e destinati al vasto pubblico di TikTok; uno dei tantissimi episodi di “paraplegia educativa” che ha già paralizzato parte del nostro sistema scolastico, rendendolo immune ad ogni forma di pensiero per il quale bisogna ritornare, a tutti i livelli (istituzioni, scuola e società), ad alzare la voce.

“A volte – diceva, infatti, il filosofo tedesco Martin Heidegger – chi insegna deve alzare la voce. Addirittura deve gridare anche quando si tratta di una cosa tanto silenziosa come insegnare a pensare”.

Foto: Orizzontescuola.it

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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