In occasione della morte di un pontefice, il corpo di quest’ultimo viene esposto ai fedeli per diversi giorni, ma come può conservarsi così a lungo?

Dopo la morte di un pontefice, secondo la tradizione, il corpo di quest’ultimo viene esposto ai fedeli per poter permettere loro di pregare su di esso e rendergli omaggio. Tuttavia, come ben sappiamo, un corpo subito dopo la morte inizia a deteriorarsi velocemente e quindi se esposto per troppo tempo, può diventare pericoloso per vari motivi. L’esposizione del corpo di un pontefice dura circa 10-15 giorni, tempi biblici, ecco perchè la salma viene sottoposta ad un trattamento chiamato “Tanatoprassi”.

La “Tanatoprassi” dal greco thanatos (morte) e praxis (pratica), è un trattamento “post-mortem” e consiste nella cura igienica di conservazione e di presentazione estetica del corpo dopo la morte. Il trattamento inoltre è volto anche a fermare per diversi giorni per bloccare il processo di decomposizione e quindi esporre il corpo del pontefice defunto. Una pratica che permette di poter esporre il pontefice così a lungo.

Ad operare tale procedimento è stato Andrea Fantozzi, fondatore dell’l.N.I.T. (Istituto Nazionale Italiano Tanatoprassi), lo stesso che nel 2005 aveva preparato le spoglie mortali di Giovanni Paolo II.

Di Giovanni Azzara

Giornalista, laureato in Lettere e Storia, ha studiato Scienze Religiose. Appassionato di Storia della Chiesa, segue la cronaca vaticana. Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo, è vicedirettore del quotidiano Esperonews, collaboratore del Giornale di Sicilia, collabora attivamente con Radio Spazio Noi inBlu2000 e Radio Panorama.

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