In questi giorni sono state tante le riflessioni volte a delineare la grande figura di Papa Benedetto XVI, un riconoscimento per le diverse azioni pastorali e teologiche operate da Joseph Ratzinger, sia da cardinale che da pontefice.

Del resto stiamo parlando di uno dei più grandi teologi dell’ultimo secolo, un uomo estremamente colto, un punto di riferimento granitico per la teologia e per la salvaguardia della dottrina cattolica. E proprio per questa sua lucidità e competenza dottrinale, non è mai andato a genio ad alcune scuole moderniste, che hanno tentato in tutti i modi (anche attraverso infamanti calunnie) di screditarne l’immagine e l’autorevolezza teologica.

«La mia impressione – affermava il pericoloso e temutissimo “Panzer Cardinal” – è che tacitamente si vada perdendo il senso autenticamente cattolico della realtà “Chiesa” senza che lo si respinga espressamente. Molti non credono più che si tratti di una realtà voluta dal Signore stesso. Anche presso alcuni teologi, la Chiesa appare come una costruzione umana, uno strumento creato da noi e che quindi noi stessi possiamo riorganizzare liberamente a seconda delle esigenze del momento. Si è cioè insinuata in molti modi nel pensiero cattolico, e perfino nella teologia cattolica, una concezione di Chiesa che non si può neppure chiamare protestante, in senso ”classico“».

Questa, ovviamente, non è l’unica preoccupazione per i feroci predatori, che vedevano in Benedetto XVI un pericolo “presente” e “futuro”. Il vero problema, infatti, è quello di non riuscire a contenere le migliaia di pagine pubblicate da Joseph Ratzinger, prima e dopo il suo pontificato. Libri, articoli, conferenze, omelie… un vero fiume in piena difficilmente arginabile. Una serissima minaccia per chi vuole guardare la Chiesa come una costruzione umana, dove gli elementi della fede possono diventare arbitrari e pastoralmente interfacciabili.

È il pensiero teologico di Papa Ratzinger, dunque, che fa paura, e che un certo tipo di teologia ha sempre tentato di occultare, o tutt’al più sostituire con qualcosa di meno impegnativo per tutta quanta la Chiesa. Ed è per questo motivo che alcuni cercheranno in tutti i modi di distruggere o mettere in cattiva luce ogni traccia del suo magistero! In gioco c’è l’eredità granitica del suo magistero, l’ultimo baluardo d’identità cattolica che alcuni continueranno ad osteggiare, ben sapendo che non è con la morte terrena di Benedetto XVI che il “loro” problema è stato risolto!

«Ti faranno guerra – si legge nel libro di Geremia –, ma non ti vinceranno” (Ger. 1,19).

Foto: 24emilia.com

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

Un pensiero su “<strong>Benedetto XVI e il suo magistero: “Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno” (Ger. 1,19)</strong>”
  1. […] «In questi giorni sono state tante le riflessioni volte a delineare la grande figura di Papa Benedetto XVI, un riconoscimento per le diverse azioni pastorali e teologiche operate da Joseph Ratzinger, sia da cardinale che da pontefice. Del resto stiamo parlando di uno dei più grandi teologi dell’ultimo secolo, un uomo estremamente colto, un punto di riferimento granitico per la teologia e per la salvaguardia della dottrina cattolica. E proprio per questa sua lucidità e competenza dottrinale, non è mai andato a genio ad alcune scuole moderniste, che hanno tentato in tutti i modi (anche attraverso infamanti calunnie) di screditarne l’immagine e l’autorevolezza teologica. “La mia impressione – affermava il pericoloso e temutissimo ‘Panzer Cardinal’ – è che tacitamente si vada perdendo il senso autenticamente cattolico della realtà ‘Chiesa’ senza che lo si respinga espressamente. Molti non credono più che si tratti di una realtà voluta dal Signore stesso. Anche presso alcuni teologi, la Chiesa appare come una costruzione umana, uno strumento creato da noi e che quindi noi stessi possiamo riorganizzare liberamente a seconda delle esigenze del momento. Si è cioè insinuata in molti modi nel pensiero cattolico, e perfino nella teologia cattolica, una concezione di Chiesa che non si può neppure chiamare protestante, in senso ‘classico’“. Questa, ovviamente, non è l’unica preoccupazione per i feroci predatori, che vedevano in Benedetto XVI un pericolo “presente” e “futuro”. Il vero problema, infatti, è quello di non riuscire a contenere le migliaia di pagine pubblicate da Joseph Ratzinger, prima e dopo il suo pontificato. Libri, articoli, conferenze, omelie… un vero fiume in piena difficilmente arginabile. Una serissima minaccia per chi vuole guardare la Chiesa come una costruzione umana, dove gli elementi della fede possono diventare arbitrari e pastoralmente interfacciabili. È il pensiero teologico di Papa Ratzinger, dunque, che fa paura, e che un certo tipo di teologia ha sempre tentato di occultare, o tutt’al più sostituire con qualcosa di meno impegnativo per tutta quanta la Chiesa. Ed è per questo motivo che alcuni cercheranno in tutti i modi di distruggere o mettere in cattiva luce ogni traccia del suo magistero! In gioco c’è l’eredità granitica del suo magistero, l’ultimo baluardo d’identità cattolica che alcuni continueranno ad osteggiare, ben sapendo che non è con la morte terrena di Benedetto XVI che il “loro” problema è stato risolto! “Ti faranno guerra – si legge nel libro di Geremia –, ma non ti vinceranno” (Ger. 1,19)» (Michelangelo Nasca – Porta di servizio, 2 gennaio 2023). […]

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