Il Rosario è una preghiera contemplativa e il soggetto principale di questa contemplazione è il Volto di Cristo. Nella recita del Rosario quest’azione contemplativa trova in Maria un insostituibile punto di riferimento. Essa è, infatti, colei che più di tutti ha fissato il suo sguardo su Cristo contemplandolo da subito nel suo stesso corpo.

Ma come si fa a recitare il Rosario senza incorrere nel rischio della distrazione?

La piccola Santa di Lisieux racconta: “…da sola (ho vergogna di confessarlo), la recita del rosario mi costa più che mettermi uno strumento di penitenza. Sento che lo dico così male! Ho un bell’impegnarmi nel meditare i misteri del rosario, non arrivo a fissare il mio spirito. Per lungo tempo mi sono afflitta per questa mancanza di devozione che mi meravigliava, perché amo tanto la Vergine Santa, tanto che mi dovrebbe esser facile fare in onor suo le preghiere che le piacciono. Ora me ne cruccio meno, penso che la Regina dei Cieli è mia madre, vede certo la mia buona volontà e se ne contenta. Qualche volta, se il mio spirito è in un’aridità così grande che mi è impossibile trarne un pensiero per unirmi al buon Dio, recito molto lentamente un Padre nostro e poi il saluto angelico; allora queste preghiere mi rapiscono, nutrono l’anima mia ben più che se le avessi recitate precipitosamente un centinaio di volte. La Santa Vergine mi mostra che non è affatto sdegnata con me, non manca mai di proteggermi appena l’invoco. Se mi sopravviene una preoccupazione, una difficoltà, subito mi volgo a lei, e sempre, come la più tenera delle madri, ella prende cura dei miei interessi. Quante volte parlando alle novizie mi è accaduto di invocarla e sentire i benefizi della sua protezione materna”.

Tutto ciò che riguarda il mistero della nostra fede non lo si comprende dall’oggi al domani. È necessario percorrere un cammino, imparare giorno dopo giorno e con pazienza come si fa ad innamorarsi di Dio. La nostra esistenza può diventare preghiera se ci si trova disponibili ad imparare e se ci si lascia custodire da una “Regola”! Ogni monastero, per esempio, ha la sua Regola, uno strumento che non limita la vita del consacrato ma la educa ad una maggiore libertà. Tutti i grandi Santi fondatori di un Ordine costruivano il loro particolare carisma a partire da una Regola, una regola di vita che aiutasse la comunità monastica a vivere il tempo come tempo di Dio. La preghiera è il cuore di ogni Regola e non solo per i monaci! Anche noi laici abbiamo bisogno di regolare la nostra vita! Recitare il Rosario, dedicare cioè un quarto d’ora del nostro tempo alla contemplazione del Volto Santo di Dio, può diventare una prima e fondamentale regola che ci permetterà di progredire in quella che Giovanni Paolo II definì “l’arte della preghiera”.

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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