Materialmente, si tratta di due assi di legno messi insieme e niente più! Probabilmente sarebbe rimasta un normale pezzo di legno se non vi fosse stato affisso il Figlio di Dio. Da secoli è il simbolo della nostra fede, il prezzo del nostro riscatto, e tra pochi giorni inizieremo a contemplarne il mistero, “Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi, quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum”.

La grande mistica carmelitana, Santa Teresa d’Avila, scrisse nel suo diario: «Una volta mentre tenevo in mano la croce del rosario, il Signore me la prese, e quando me la restituì era formata di cinque grandi pietre, assai più preziose del diamante: anzi, al paragone i diamanti sembrano falsi e di nessun valore, non essendovi quasi confronto fra le cose della terra e quelle viste spiritualmente. Vi erano scolpite le cinque piaghe del Signore in modo meraviglioso. E mi disse che d’allora in poi l’avrei sempre vista così” (Vita, 29, 7).

Come si fa a portare la Croce di Cristo, ce lo insegna il Cireneo che incontra Gesù durante il viaggio verso il Calvario.

Il Cireneo ci offre l’immagine di un discepolato del tutto involontario, ma sicuramente presente nel progetto di Dio. Un uomo proveniente dalla campagna – si racconta nei Vangeli – probabilmente un notabile possidente terriero, magari assorto nei suoi pensieri, pronto per celebrare la Pasqua ebraica… si ritrova, senza volerlo, misteriosamente coinvolto nella passione di Cristo! Chi era quell’uomo che tutti chiamavano Maestro? Perché i romani lo costringono a portare quella Croce? Perché proprio lui e non un altro veniva coinvolto in quella operazione di soccorso?

A volte ci piombano addosso delle situazioni difficili da superare, numerose e aggrovigliate situazioni che ostacolano la nostra vita, che non comprendiamo ma soprattutto che non abbiamo cercato. Eppure ci stanno mettendo alla prova, chiedono di essere “portate” come una croce, chiedono di essere vissute con la logica dell’amore, quella stessa “folle” logica dell’amore che muove un Dio ad offrire la vita per gli altri!

Il Cireneo, in tal senso, è un esempio di sequela molto importante. Egli, nonostante la costrizione del potere romano, si ritrova accanto a Gesù per aiutarlo a portare la Croce, diventando così l’immagine del vero discepolo! Gesù non lo lascia solo – “non ci lascia soli” – lo precede verso il Calvario, non abbandona i suoi discepoli, indicando – attraverso le misteriose tracce dell’obbedienza – la strada da percorrere.

In qualsiasi circostanza dolorosa della nostra vita, Cristo è davanti, condivide con noi le tutte le difficoltà, ci viene solo chiesto di “fidarci”! Non è facile, ma è l’unica strada percorribile.

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Foto: Tiziano Vecellio – Museo del Prado

Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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