«Alcune persone mi dicono che il catechismo non interessa la gioventù odierna; ma io non credo a questa affermazione e sono sicuro di avere ragione. Essa non è così superficiale come la si accusa di essere; i giovani vogliono sapere in cosa consiste davvero la vita». Sono le parole che Papa Benedetto XVI rivolgeva ai giovani, dieci anni orsono, nella prefazione a Youcat, il sussidio al Catechismo della Chiesa Cattolica che milioni di ragazzi, provenienti da tutto il mondo, avevano trovato nello zaino del pellegrino a Madrid, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù del 2011.

Sono trascorsi dieci anni da quella particolare scommessa che il Pontefice aveva deciso di lanciare ai giovani e alle famiglie di tutto il mondo, e potremmo dire che, per certi versi, la situazione oggi sia sensibilmente peggiorata. Forse l’aver trascurato i criteri principali che fondano l’esperienza del Cristianesimo ha reso il nostro cuore arido ed incapace di rispondere con fede ai dettami della legge di Dio.

Basta guardarsi attorno per comprendere il disorientamento e l’apatia religiosa che investe la nostra umanità. Quante volte ci siamo interrogati sul fatto che molti dei nostri giovani e delle nostre famiglie si allontano dalla fede; quanti incontri parrocchiali, raduni diocesani, tavole rotonde, conferenze… e il problema permane, anzi diventa sempre più dilagante. Parole, slogan e mille altre valutazioni il più delle volte pastoralmente discutibili e insufficienti a far risalire la china! Il problema c’è e si vede!

Papa Benedetto XVI esortava il mondo intero a riprendere in mano il Catechismo della Chiesa Cattolica e a ripartire dagli insegnamenti che la fede ci ha tramandato, a recuperare il valore di quella unità ecclesiale che è giunta fino a noi attraverso gli insegnamenti degli Apostoli e dei loro successori per riscoprire il Maestro, la “persona educante”. Se, infatti, scompare Cristo (la “persona educante”) scompaiono anche le “persone educanti” e di conseguenza i valori diventano impersonali e ognuno sarà maestro di se stesso! Una preoccupazione, questa, che dieci anni fa appariva improbabile, e che oggi, invece, si è pienamente e drasticamente realizzata.

«Studiate il catechismo – scriveva Benedetto XVI – con passione e perseveranza! Sacrificate il vostro tempo per esso! Studiatelo nel silenzio della vostra camera, leggetelo in due, se siete amici, formate gruppi e reti di studio, scambiatevi idee su Internet. Rimanete ad ogni modo in dialogo sulla vostra fede!». Ma qualcuno – con le competenze dello sciocco – riteneva che un’operazione di questo tipo avrebbe generato una Chiesa oscurantista, antiquata e non al passo con i tempi.

Alcuni, così, iniziarono a parlare di Dio senza fare riferimento alla persona di Cristo e ai suoi “rigidi” insegnamenti, e a celebrare Messe inscenando balletti e siparietti da avanspettacolo. Un certo tipo di formazione catechetica – costretta a rimanere al passo con i tempi – risultò blanda, e le domande di sempre senza un’adeguata risposta: “Il Papa è ricco e i poveri muoiono di fame”, “L’eutanasia è ammessa se è la persona stessa a chiederla”, “L’aborto è inevitabile se si conosce in anticipo la malformazione del bambino”, “L’inferno non esiste”, “I sacerdoti dovrebbero potersi sposare”, “Il matrimonio può essere sempre annullato”, “Perché devo raccontare al sacerdote i miei peccati”. Tutte queste cose – dichiarano i ragazzi – le hanno dette alla televisione, le leggiamo nei Social Network, le dicono i nostri genitori! E Cristo che cosa dice?

L’attuale deriva spirituale raggiunta (siamo onesti!) non è certamente imputabile ai lockdown generati dall’odierna pandemia. Abbiamo bisogno del Cristo Maestro, se – come ricordava Papa Ratzinger – «la vostra fede non vuole inaridirsi come una goccia di rugiada al sole».

Ma i recenti e infamanti attacchi riservati a Papa Benedetto XVI non fanno che confermare il progetto di chi vuole il definitivo naufragio della Chiesa cattolica, ritenendo Ratzinger il “Grillaccio del mal’augurio”, la coscienza – di collodiana memoria – che prova a far ragionare Pinocchio, il burattino con la testa di legno che in tutta risposta – scrive Collodi – «saltò su tutt’infuriato e preso sul banco un martello di legno lo scagliò contro il Grillo-parlante»!

Immagine: Grillo parlante della Walt Disney

Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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