L’accusa infamante che in questi giorni ha coinvolto il papa emerito, Benedetto XVI, in un’indagine condotta su richiesta della Chiesa tedesca, riguarderebbe una presunta negligenza da parte dell’allora cardinale Joseph Ratzinger nella gestione di quattro casi di pedofilia avvenuti nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, da lui guidata dal 1977 al 1981.

Tali accuse – a suo tempo già ampiamente chiarite dal Papa emerito, quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e successivamente come Pontefice regnante, con un documento di 82 pagine – tornano a sporcare l’immagine di un pontificato che per qualcuno continua a rappresentare un pericolo, dimenticando peraltro che fu proprio Benedetto XVI a scoperchiare gli scandali e gli abusi sessuali all’interno del mondo ecclesiale, per ripulire – come scrisse nella memorabile via Crucis del 2005 – «la veste e il volto così sporchi della Chiesa».

Cui prodest? “A chi giova” rilanciare queste infamanti accuse contro Benedetto XVI? Alla Chiesa tedesca che sembrerebbe abbracciare il cammino di riforme sostenuto dai cattolici progressisti vicini allo scisma? Ad altri signorotti che vorrebbero da parte di Papa Francesco una chiara presa di distanza dal magistero del Papa emerito?

Benedetto XVI conosce bene i “lupi” (citati all’inizio del suo pontificato) che continuano a braccarlo senza tregua. Sono lupi che non cercano la carne, ma la sostanza del suo pontificato e di una ecclesiologia che non ha eguali, e che i feroci predatori vorrebbero distruggere definitivamente. Un’ecclesiologia in crisi, dove equivoci e veri e propri errori insidiano la teologia e la cattolicità della Chiesa. Considerazioni, queste, che, oltre trent’anni fa, il cardinale Joseph Ratzinger consegnava all’attenzione dei lettori tra le pagine di «Rapporto sulla fede», uno dei grandi successi editoriali di Vittorio Messori, dove, per la prima volta, l’allora Prefetto dell’ex-Sant’Uffizio parlava a cuore aperto, con lucido e coraggioso realismo, a chi dentro la Chiesa guardava irresponsabilmente da un’altra parte!

«La mia impressione – affermava il pericoloso e ancora oggi temutissimo “Panzer Cardinal” – è che tacitamente si vada perdendo il senso autenticamente cattolico della realtà “Chiesa” senza che lo si respinga espressamente. Molti non credono più che si tratti di una realtà voluta dal Signore stesso. Anche presso alcuni teologi, la Chiesa appare come una costruzione umana, uno strumento creato da noi e che quindi noi stessi possiamo riorganizzare liberamente a seconda delle esigenze del momento. Si è cioè insinuata in molti modi nel pensiero cattolico, e perfino nella teologia cattolica, una concezione di Chiesa che non si può neppure chiamare protestante, in senso ” classico “. Alcune idee ecclesiologiche correnti vanno collegate piuttosto al modello di certe “chiese libere” del Nord America, dove si rifugiavano i credenti per sfuggire al modello oppressivo di “chiesa di Stato” prodotto in Europa dalla Riforma. Quei profughi, non credendo più nella Chiesa come voluta da Cristo e volendo nello stesso tempo sfuggire alla chiesa di stato, creavano la loro chiesa, un’organizzazione strutturata secondo i loro bisogni».

Questa, ovviamente, non è l’unica preoccupazione per i feroci predatori, che vedono in Benedetto XVI un pericolo “presente” e “futuro”. Il vero problema, infatti, è quello di non riuscire a contenere le migliaia di pagine pubblicate da Joseph Ratzinger, prima e dopo il suo pontificato. Libri, articoli, conferenze, omelie… un vero fiume in piena difficilmente arginabile. Una serissima minaccia per chi vuole guardare la Chiesa come una costruzione umana, dove gli elementi della fede possono diventare arbitrari e pastoralmente interfacciabili. «Così – raccontava Ratzinger a Vittorio Messori –, senza una visione che sia anche soprannaturale e non solo sociologica del mistero della Chiesa, la stessa cristologia perde il suo riferimento con il Divino: a una struttura puramente umana finisce col corrispondere un progetto umano. Il Vangelo diventa il progetto-Gesù, il progetto liberazione-sociale, o altri progetti solo storici, immanenti, che possono sembrare anche religiosi in apparenza, ma sono ateistici nella sostanza».

È il pensiero teologico di Papa Ratzinger, dunque, che fa paura, e che un certo tipo di teologia vorrebbe occultare, o tutt’al più sostituire con qualcosa di meno impegnativo per tutta quanta la Chiesa. Ed è per questo motivo che dev’essere distrutta ogni traccia del suo magistero! Si cerca, così, di screditare in tutti i modi Benedetto XVI, che a 95 anni rappresenta ancora, per alcuni, un’insopportabile spina nel fianco. In gioco c’è l’eredità granitica del suo magistero, l’ultimo baluardo d’identità cattolica che sperano di superare con ridicole palate di fango!

Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

2 pensiero su “Palate di fango contro Benedetto XVI, per distruggere ogni traccia del suo magistero!”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *