«Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: “Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”» (Lc 3, 21-22).

Una voce paterna, ecco cosa sembra mancare oggi nella nostra vita! Talvolta il silenzio è irreale, nessuno sa più cosa dire, eppure tu hai un incredibile bisogno di quella parola che solo un padre può dire. Chi poi il papà non ce l’ha più o non lo ha mai conosciuto, dentro di sé, sente ancora più forte il desiderio struggente di riascoltare o ascoltare per la prima volta quella voce, unica, irripetibile, diversa dalle altre voci. E adesso che anche tu hai la grazia di essere padre comprendi ancor di più – quando il tuo bambino non riesce ad addormentarsi prima d’averti chiamato cento volte – cosa significa per un figlio la presenza e la sicurezza del padre! E pensare che molti hanno ancora un padre ma per certi versi è come se non ci fosse e per altri, invece, è stato espropriato del suo autorevole ed importantissimo ruolo.

Gesù con il Battesimo, presso il fiume Giordano, inizia la sua missione: portare se stesso fino al limite tra la speranza di Dio e la disperazione del mondo per varcare, vincendo la morte, la soglia della vita. Nessun trucco né strane magie in tutto questo! Il buon Dio preferisce segni concreti per annunciare al mondo l’inizio della salvezza. Un uomo come milioni di uomini presenti sulla terra (fuorché nel peccato), la disponibilità ad amare e ad essere amato, un po’ d’acqua… e la voce del Padre che lo accompagna e lo sostiene compiacendosi di lui. Una paternità, quella di Dio, che da questo preciso istante riguarda ciascuno di noi.

Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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