Camminare insieme, ascoltare il popolo di Dio, riscoprire la sinodalità di una Chiesa che “se non è sinodale, non è Chiesa”. Si è ufficialmente aperto anche a Palermo il percorso del Sinodo mondiale dei Vescovi indetto da Papa Francesco, diviso in fasi e che culminerà a Roma nel 2023; un cammino che nell’arcidiocesi guidata da monsignor Corrado Lorefice si è avviato con l’assemblea pastorale diocesana che per due giorni ha visto parrocchie, religiosi, gruppi, movimenti e associazioni a confronto al Teatro don Orione.

Un appuntamento intitolato “Camminiamo insieme” e che ha avuto ieri un ospite d’eccezione, ossia il Segretario generale del Sinodo cardinale Mario Grech, vecchia conoscenza di Lorefice e autore di una prolusione che ha ripercorso, dal Concilio Vaticano II a oggi, la sinodalità, il “sensus fidelium” che in Papa Francesco ha conosciuto un nuovo slancio. “Il popolo di Dio non deve avere paura di esprimersi e sbagliare – ha detto il cardinale – perché non ascoltare il popolo significa chiudere le orecchie allo Spirito”. A seguire alcuni interventi dell’assemblea fra chi si è domandato perché dopo quasi 60 anni le indicazioni del Concilio non abbiano trovato ancora piena attuazione, chi ha chiesto di superare il dualismo lessicale clero-fedeli, chi ha reclamato più spazio per le donne e una rinnovata attenzione al tema dell’identità di genere, passando per chi ha chiesto che non sia solo il Sinodo dei Vescovi ma di tutta la Chiesa.

La seconda giornata è stata invece dedicata a una tavola rotonda che ha avuto per protagonisti una famiglia, un esponente dell’associazionismo, due giovani, una suora, un presbitero che hanno portato la propria testimonianza degli ultimi due anni vissuti con la pandemia. “Dobbiamo chiederci cosa questo tempo dice alla Chiesa – ha detto Lorefice – Dobbiamo leggere gli eventi, superare le barriere, fare comunione, riprendere a riunire i consigli pastorali e a tenere le assemblee pastorali nelle parrocchie”. Una tavola rotonda da cui sono emersi diversi temi come la catechesi a distanza, la necessità di una maggiore presenza delle parrocchie nei territori e di una rafforzata sinergia con le associazioni, l’attenzione ai più giovani e a chi non frequenta la Chiesa.

Spazio poi agli interventi dei partecipanti con presbiteri, suore, laici, esponenti delle associazioni e del volontariato che hanno preso la parola. Don Giacomo Ribaudo ha chiesto un maggiore impegno sociale guardando anche alle prossime elezioni, don Cosimo Scordato di riscoprire la gioia dell’Eucarestia e di attuare una reale sinodalità a tutti i livelli, don Antonio Garau ha lanciato un accorato appello perché “la Chiesa torni viva, siamo morti, apatici, non aspettiamo cinque anni per attivarci”, don Rosario Francolino ha evidenziato la necessità di una maggiore continuità pastorale e di una maggiore conoscenza del territorio. Le Acli hanno chiesto di riscoprire il valore del lavoro, il vicedirettore della Caritas Sergio Ciresi ha invece descritto il tempo del Covid come tempo di “opportunità” alla luce del lavoro svolto dalla Caritas e da altre realtà nell’aiuto alle famiglie durante la pandemia: “Non dobbiamo inventare niente di nuovo, solo rimodulare quello che già sappiamo fare a livello strutturale e organizzativo”. Infine ha preso la parola Maurizio Artale del Centro Padre Nostro di Brancaccio: “Il fare, se non è guidato dall’ascolto, non serve a niente, dobbiamo ascoltare cosa il Signore vuole da noi e metterlo in pratica nelle nostre comunità incontrando il Cristo nelle persone più in difficoltà”. Il prossimo appuntamento è per domenica 17 ottobre alle 18 per l’apertura ufficiale del Sinodo in tutte le diocesi del mondo.

Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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