Oggi la Chiesa celebra la festa della #Trasfigurazione del Signore, un episodio straordinario che avviene sotto lo sguardo sbigottito di Pietro, Giacomo e Giovanni, gli #apostoli che #Gesù decide di portare con sé sul monte Tabor per ritirarsi in preghiera.«Si trasfigurò davanti a loro – racconta l’evangelista Marco – e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche» (Mc 9,2-3).

Sul significato allegorico della trasfigurazione di Gesù, S. Agostino scrive: «Il Signore in persona si fece splendente come il sole, i suoi abiti divennero bianchissimi come la neve […]. Sì, proprio Gesù in persona, proprio lui divenne splendente come il sole, per indicare così simbolicamente di essere lui la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo».

Poi, #Agostino ci regala un’immagine speranzosa di Chiesa, ma nello stesso tempo ci mette in guardia: «I suoi vestiti [quelli di Gesù, n.d.r.] sono la sua Chiesa. Se i vestiti non fossero tenuti ben stretti da colui che l’indossa, cadrebbero»; una considerazione, questa, di grande attualità, un invito a non vestire la Chiesa con gli abiti “comodi” della nostra mondanità e del nostro progetto di vita, e soprattutto a non separare Cristo dalla Chiesa.

Non si può vestire la #Chiesa come un “pagliaccetto” moderno e accomodante, e poi pretendere che Cristo ne riconosca la bontà. Sono abiti che non diventerebbero mai splendenti e bianchissimi come quelli indossati da Cristo nei #Vangeli!

Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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