Il Parlamento Europeo minaccia azioni legali contro l’#Ungheria, che in una sua legge difende i valori tradizionali della #famiglia, tutela il diritto dei genitori di educare i propri #figli alla #sessualità nel rispetto delle proprie convinzioni religiose e pedagogiche, ritenendo inoltre che lo #Stato debba farsi garante di questa priorità educativa.
Inutilmente i rappresentanti del governo ungherese cercano di spiegare che questa legge riguarda le famiglie nell’educazione dei propri figli, e non le persone omosessuali. Tuttavia, 17 paesi (su 27) dell’#UnioneEuropea (tra i quali anche l’Italia) hanno firmato un documento dove si esprime disapprovazione e «grave preoccupazione» per la nuova legge approvata dall’Ungheria; una situazione che metterebbe l’Ungheria insieme alla #Polonia (un’altra nazione disobbediente!) in una sorta di isolamento diplomatico ed economico.
Cosa c’entrano in tutto questo gli EuropeidiCalcio2020? Il sindaco di Monaco di Baviera aveva chiesto ai vertici #UEFA di illuminare lo stadio “Allianz Arena” con i colori dell’arcobaleno, in occasione del match tra #Germania e Ungheria. L’UEFA ha respinto la richiesta, e magari qualcuno avrà pensato che si trattava di un gesto discriminatorio e omofobo. Dietro questa iniziativa (apparentemente innocua) c’era, però, il tentativo di protestare “platealmente” contro il governo ungherese e la “famigerata” legge a tutela dell’educazione sessuale dei bambini, contro la quale, tra i 17 firmatari dell’UE a sfavore dell’Ungheria vi era anche la Germania!
Il problema sembrava risolto! Invece, prima dell’inizio della partita, durante l’esecuzione dell’Inno nazionale ungherese, un attivista Lgbt è entrato nel campo di gioco sventolando la bandiera arcobaleno proprio di fronte ai giocatori ungheresi. Il ragazzo è stato bloccato e condotto fuori dal campo; gesto considerato – da parte di alcuni – aggressivo e discriminatorio. Per quanto raccontato prima, invece, a proposito di interventi e sanzioni discriminatorie, tutto è lecito!
Foto: Matthias Hangstgetty